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Carlo Conti e i suoi 40 anni in Rai: “Democristiano non è un’offesa. De Martino il nuovo Baudo? Non ci sono eredi”

Carlo Conti racconta i suoi 40 anni di carriera in Rai. Un’ascesa “lenta ma costante”, dalla popolarità dell’access a Sanremo e i programmi in prima serata, poi parla delle difficoltà di imporre nuovi programmi e infine del suo ultimo Sanremo.
A cura di Ilaria Costabile
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Era il 1985 e in tv andava un programma che si chiamava Recording, alla conduzione c'era un giovanissimo Carlo Conti. Si parla di 40 anni fa, un tempo che sembra piuttosto lontano, ma in termini televisivi è praticamente ieri. Il conduttore, ad oggi, più noto della tv festeggia questo anniversario con un programma in onda in prima serata, Tale e Quale Show, e il quinto Festival di Sanremo della carriera in arrivo. Un percorso lungo, senza impennate, ma scandito nei giusti tempi.

Carlo Conti racconta i suoi quarant'anni di carriera

Lo dice proprio Conti, al Corriere della Sera, la sua è stata una crescita "lenta ma costante" in grado di dargli la giusta professionalità. Tra le scelte più difficili mai fatte, c'è stata quella di aver lasciato l'access prime time, perché è quella la fascia che garantisce la popolarità e Conti quel tipo di successo l'ha sperimentato già nel 1998 quando gli fu affidata la conduzione di In bocca al Lupo!, le persone lo riconoscevano per strada: "è la gratificazione più grande, il vero regalo che ti dà la tv" racconta. Carlo Conti non è mai stato uno di quei presentatori arrivato in tv con l'intento di accentrare, ha sempre fatto il suo mestiere in maniera pulita, senza pestare i piedi a nessuno, senza mai dire cose spiacevoli e alla domanda se è per questo suo atteggiamento molti lo definiscono "democristiano", sottolineandone l'accezione negativa, il conduttore risponde con serenità non sentendosi offeso: "Sono cristiano perché sono cattolico e sono democratico perché lascio spazio e rispetto tutti". 

Il successo di Tale e Quale Show e la difficoltà di rinnovare la TV

Insomma, non c'è nulla che lo faccia sbottonare un po' in più. Però, quando si parla dei suoi programmi, Conti è in grado di mantenere una certa obiettività. Il venerdì sera è tornato in onda, in prima serata su Rai1, con Tale e Quale Show arrivato alla sua quindicesima edizione, un programma che non perde colpi nonostante il tempo che passa e che funziona ancora per un motivo che Conti spiega così: "Lo show del titolo vuole proprio sottolineare la sua natura di varietà e non di talent. È varietà la giuria, è varietà lo spettacolo, è varietà il cast". La televisione, però, da anni non riesce ad evolversi, resta uguale a sé stessa e pur volendo cambiare delle cose, le difficoltà sembrano troppe: "È difficile imporre nuovi programmi, trovare format che possano occupare la prima serata delle reti ammiraglie, che possano avere una forbice larga per prendere un pubblico trasversale". 

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L'ultimo Sanremo e il commento su Stefano De Martino

Infine, non poteva mancare un commento su Sanremo 2026. Il suo quinto Festival e già ha annunciato che non ce ne sarà un altro, nel frattempo le canzoni sono arrivate e Conti le ha ascoltate tutte: "Sono sempre convinto che 26 sia il numero giusto, ma all’ultimo Festival ho sforato: questa volta devo imparare a essere più severo e “cattivo” per togliere 4 canzoni: la scelta non mi fa dormire!". Sull'ipotesi Celentano sul palco dell'Ariston, dopo la querelle tra Claudia Mori e l'ad Rossi, chiosa dicendo che a tutti piacerebbe averlo sul palco. Tra i suoi futuri successori si parla di Stefano De Martino, molti dicono possa essere il nuovo Pippo Baudo, ma almeno qui, pur riconoscendogli certe qualità, sembra essere più deciso: "Credo che di personaggi come Baudo, Corrado, Mike e Tortora non possano esserci eredi". 

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