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Achille Costacurta: “A 14 anni fumavo hashish ogni giorno, ma non mi pento. Sogno di aprire un centro per disabili”

Achille Costacurta si racconta in un’intervista nella quale sostiene di non pentirsi di tutto quello che ha fatto, nonostante le conseguenze delle sue azioni. Il 21enne sta meglio, dopo anni di abusi di sostanze, ora sogna pensando al futuro.
A cura di Ilaria Costabile
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Il nome di Achille Costacurta è ormai conosciuto ai più, e non solo perché è il figlio di Martina Colombari e Billy Costacurta, ma anche per i suoi trascorsi, piuttosto burrascosi con le sostanze stupefacenti, che lo hanno portato a vivere situazioni estreme ed estremamente dolorose: dai 7 Tso, al tentato suicidio. Ora, però, è in grado di pensare al suo futuro, si vede lontano in Australia: "Lavorare lì quattro cinque mesi all’anno nei campi e frequentare l’università. Ma sogno di aprire un centro per disabili".

L'inizio della dipendenza, poi scoperta del disturbo dell'attenzione

In un'intervista al Corriere della Sera, il 21enne racconta i suoi momenti bui, troppi per essere così giovane eppure ne porta gli strascichi, soprattutto ora che finalmente dopo tanta sofferenza è emerso da quel mare oscuro che lo attanagliava. A salvarlo sono stati degli psichiatri in Svizzera: "Hanno conquistato la mia fiducia e hanno diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, l’Adhd di cui soffro", Achille racconta di essere già stato in quella struttura: "Dovevo affrontare il depot ma ero depresso e dovevo essere pulito" . Non si pente di quello che ha fatto, anzi, ritiene sia stata una fortuna gli sia successo a vent'anni e racconta di aver iniziato a prendere sostanze da ragazzino: "Al primo anno di liceo, fumavo hashish tutti i giorni". 

Il tentato suicidio e il rapporto con i genitori

L'essere figlio di due personaggi famosi è stato problematico proprio durante la sua adolescenza: "Da piccolo poteva essere stimolante, col tempo è diventato pesante. Ero un ragazzino con tanta gente attorno, molti ragazzi — e lo capisci dopo — si avvicinavano perché ero nato in quel contesto" e gioisce di non aver fatto il calciatore "altrimenti il paragone sarebbe stato ancora più schiacciante". Per 7 volte è stato sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio:

Ho 21 anni ma è come se avessi vissuto tre vite: non ricordo più quante volte sono finito in comunità, quanti tentativi di scappare. Non mi rendevo conto che quando cerchi di fuggire poi gli infermieri ti prendono sempre.

E c'è stato anche un momento in cui ha pensato di non voler continuare a vivere: "Ho preso sette boccette di metadone, non so come non sia morto. Volevo farla finita, era un gesto disperato: l’unico modo per far capire che volevo uscire dalla comunità a Parma. Di questo mi pento". 

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I suoi genitori gli sono sempre stati affianco, affrontando insieme questo percorso difficile. Alla domanda se li avesse mai visti piangere: "Papà una o due volte, lui sa contenersi", mentre sua madre Martina Colombari: "Di più. Non sarebbe andata a Ballando fino a qualche tempo fa, papà le ha suggerito di farlo, di non pensare solo a me". 

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