I bambini e la guerra, La tombe delle lucciole è un successo in sala perché ci parla del nostro presente

Nel giro di sei giorni, La tomba delle lucciole ha incassato circa 474mila euro e raccolto più di 60mila presenze (dati aggiornati al 24 settembre; fonte: Cinetel). Ieri e l’altro ieri, il 22 e il 23 settembre, il film di Isao Takahata è arrivato al primo posto del box office italiano, superando The Conjuring – Il rito finale, Material Love e Demon Slayer – Kimetsu no yaiba: Il castello dell’infinito. Non è la prima volta che un film dello Studio Ghibli raggiunge un risultato del genere: era successo anche l’anno scorso, intorno alla prima metà di gennaio, con Il ragazzo e l’airone, l’ultima opera diretta da Hayao Miyazaki che ha vinto l’Oscar come miglior film di animazione.
Si tratta comunque di un traguardo importante, soprattutto perché parliamo di un film che, per i suoi temi e per il tono del
racconto, si presenta come una sorta di sfida per lo spettatore. La tomba delle lucciole, distribuita al cinema da Lucky Red, è ambientato alla fine della seconda guerra mondiale e racconta la storia di due fratelli: Seita e Setsuko. Dopo essere rimasti orfani durante i bombardamenti di Kōbe, vivono per un periodo a casa della zia. Ma poi, messi alla strette, decidono di andarsene trovando un nuovo rifugio in strada. Completamente abbandonati a loro stessi, Seita e Setsuko finiscono rapidamente per soffrire la fame, finché non si ammalano e non diventano estremamente deboli. La tomba delle lucciole riflette sulla guerra e, soprattutto, sulle sue vittime. E non è un azzardo dire che questo aspetto, per quanto feroce, rappresenta un punto di contatto con la stretta attualità che stiamo vivendo negli ultimi mesi.
Forse, è anche per questo motivo che il film di Takahata ha ottenuto questo successo. Non si tratta di numeri enormi, è vero. Basta dare un’occhiata ai risultati de Il castello dell’infinito, arrivato a 4 milioni di euro di incasso, per accorgersene. È indubbio, però, che il film di Takahata è un film diverso, non d’azione e certamente non sostenuto dalla spinta di un anime o di un manga venduto in tutto il mondo. La tomba delle lucciole è uscito per la prima volta al cinema nel 1988, quasi quarant’anni fa. Nel riportarlo in sala, Lucky Red ha deciso di lavorare a una nuova edizione, diretta al doppiaggio da Alessandro Rossi, tradotta da Francesco Nicodemo e adattata da Roberta Bonuglia, e di distribuire diverse copie in lingua originale. Anche questo è un elemento interessante. Perché mostra l’intenzione di Lucky Red nel valorizzare al massimo l’opera di Takahata, dando modo alle persone di seguirla in giapponese. (Per il doppiaggio originale, Takahata volle registrare prima la voce della doppiatrice di Setsuko, all’epoca bambina di appena cinque anni, così da farla ascoltare agli altri doppiatori e da poter costruire intorno a essa la drammaticità delle loro performance).

La tomba delle lucciole si rivolge a un pubblico particolare, indubbiamente verticale e appassionato. Allo stesso tempo, però, ha il potenziale per coinvolgere un altro genere di spettatori: attenti a storie più realistiche (c’è da dire che ne La tomba delle lucciole ci sono diverse sequenze oniriche e che il film si apre con la presenza di fantasmi; eppure è innegabile la cura che Takahata ha riservato nella ricostruzione e nel racconto della guerra) e incuriositi da un certo tipo di animazione e di cinema.
La tomba delle lucciole è basato sull’omonimo romanzo di Akiyuki Nosaka. Nell’adattarlo, Takahata ha preso una decisione precisa: quella, cioè, di usare il passato del suo paese per riflettere sul presente (il presente degli anni Ottanta, non il nostro). E infatti, in questo senso, la scena finale è particolarmente significativa. La tomba delle lucciole, come altri film dello Studio Ghibli, riflette una visione piuttosto specifica del suo autore. Takahata sta attento ai dettagli, alle piccole cose, al modo in cui non solo i protagonisti della storia ma pure l’ambiente in cui si svolge si modifica e si evolve. La tomba delle lucciole conserva la stessa potenza e la stessa universalità narrativa. Ieri come oggi. Ci parla di noi, della nostra ipocrisia, della sofferenza. Ci mette davanti alla guerra e alle sue atrocità, e soprattutto ci ricorda quali sono i suoi effetti sui bambini.
La tomba delle lucciole è drammatico, intenso, brutale e commovente. Comincia con la morte e ritorna alla morte. E ciò nonostante, durante il weekend, è stato capace di innescare un passaparola tra gli spettatori che gli ha permesso di raggiungere il primo posto del
botteghino italiano. Insieme a Il castello dell’infinito, rappresenta una delle tante, potenziali facce della programmazione cinematografica. Gli anime possono essere una risorsa, specialmente se vengono contestualizzati e raccontati nel modo giusto, senza
sottovalutarne il valore e prendendo seriamente in considerazione il pubblico. La tomba delle lucciole sarà al cinema anche oggi, 24 settembre; è probabile, però, che alcune sale chiederanno di programmarlo ancora visto il suo successo.
