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Spagna, il governo Rajoy vuole vietare l’aborto libero

L’esecutivo ha presentato un disegno di legge che limita la pratica dell’aborto ai soli casi di violenza sessuale subita dalla donna, o qualora il feto provochi rischi per la vita della madre.
A cura di Davide Falcioni
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La Spagna dichiara guerra all'aborto. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che riporta il paese indietro di decenni. Finora l'interruzione della gravidanza era consentita senza alcuna restrizione entro le prima 14 settimane dal concepimento. Ora, invece, il ricorso all'aborto verrà fortemente limitato. La legge presentata dal governo, infatti, lo consentirà soltanto a scopi terapeutici oppure in caso di violenza sessuale. A ciò si aggiunge l'introduzione della "libera obiezione di coscienza" da parte dei medici.

L'aborto rimarrà consentito in caso di gravidanza provocata da violenza o per serio pericolo per la salute fisica o mentale della donna, mentre non sarà permesso in caso di anomalia fetale grave, a meno che questo non metta a rischio "la salute fisica o psicologica della puerpera". Inoltre, le ragazze di 16 o 17 anni che si vedranno costrette ad abortire, dovranno prima ottenere il consenso dei genitori.

Naturalmente il provvedimento è stato fortemente criticato soprattutto dalle associazioni che tutelano i diritti civili, che hanno denunciato un "salto indietro" di 30 anni. Il Paese, infatti, tornerà a una legislazione già presente nel 1985, ma profondamente cambiata nel corso degli anni, e in particolar modo nel 2010 grazie al governo Zapatero, che traghettò la Spagna in cima ai paesi più liberali in merito al diritto all'interruzione di gravidanza. La legge dell'esecutivo guidato da Mariano Rajoy ha fatto infuriare le organizzazioni femministe e quelle di sinistra, che si sono dette pronte alla mobilitazione per impedire che il testo venga approvato anche dal Parlamento. La nuova legge, tra l'altro, rischia di riportare in auge il fenomeno degli aborti clandestini a pagamento, con serissimi rischi per la vita delle mamme. Su twitter, intanto, l'indignazione cresce ed è stato creato l'hastag # MiBomboEsMio ("La mia pancia mi appartiene").

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