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Siri, Giorgetti: “Conte gli chiederà di dimettersi? È avvocato, vedrà le carte e capirà”

Continuano le polemiche tra gli esponenti del governo intorno al caso Siri. Mentre Giorgetti difende la legittimità della presenza del figlio di Paolo Arata nel suo staff, Salvini afferma di aver incontrato l’imprenditore solo una volta. Centinaio sottolinea invece che se Conte prendesse una decisione su Armando Siri senza consultare il Carroccio, verrebbe meno la fiducia del partito nella sua presidenza.
A cura di Annalisa Girardi
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In foto: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.
In foto: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.

Continua senza sosta lo scontro interno al governo sull'inchiesta che riguarda Armando Siri, il sottosegretario del Carroccio indagato per corruzione, inchiesta in cui è coinvolta anche la famiglia Arata. Al margine di un incontro a Novara, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, difende l'assunzione nel suo team di Federico Arata, figlio dell'imprenditore Paolo, accusato di aver consegnato (o promesso) una tangente da 30mila euro a Siri: "Fino a tre settimane fa qualcuno sapeva della famiglia Arata? No, e nemmeno io… Federico Arata ha tutte le carte in regola per far parte del mio staff, tra l'altro è finito nel tritacarne prima ancora di aver cominciato a lavorare".

Anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini, si è trovato a dover rispondere dei suoi legami con Arata, in seguito ai continui attacchi dell'alleato di governo. Impegnato in un incontro per le amministrative nel Catanese ha nuovamente confermato di aver incontrato Arata solo una volta. "Occupiamoci di altro, pensiamo a lavorare tutti", ha poi concluso il vicepremier. Riguardo al destino di Armando Siri, invece, Salvini ha dichiarato di non voler commentare di quello che decideranno gli altri. "Per adesso gli hanno fatto un processo sui giornali e lui non ha ancora potuto difendersi", ha dichiarato Giorgetti sul caso. "Se Conte gli chiede di dimettersi? Conte è un professore e un avvocato, vedrà le carte e capirà", ha poi continuato, affermando che in ogni caso "prima di prendere una decisione, parleremo tra noi".

Sul tema si è espresso anche il ministro per le Politiche Agricole Gian Marco Centinaio. Intervistato a 24 Mattino su Radio 24 il ministro leghista ha affermato che sarebbe molto grave se il premier Giuseppe Conte prendesse una decisione in merito al sottosegretario Siri senza prima confrontarsi con Salvini. "Se venisse fatto un decreto per rimuovere Siri senza l'accordo della forza politica che lo ha espresso la cosa sarebbe molto grave, verrebbe meno la fiducia nei confronti del presidente del Consiglio che decide senza interpellare uno dei due contraenti". Centinaio ha poi sottolineato come Conte non arrivi da Marte, ma sia stato scelto da Lega e M5S: " Noi siamo un alleato fedele ma non stupido, prima di prendere una decisione del genere Conte dovrebbe almeno sentire Salvini".

"Al momento di chiusura della cancelleria del Riesame, non risultano ancora depositati atti da parte della Procura, non abbiamo quindi potuto visionarli. Resta ferma l'intenzione di sottoporre il mio assistito ad interrogatorio. Attendiamo il deposito degli atti per concordare con il magistrato una data", ha spiegato l'avvocato Gaetano Scalise, difensore dell'imprenditore Paolo Arata, lasciando gli uffici del tribunale a piazzale Clodio.

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