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Sindaco vuole restituire la fascia tricolore: “Governo, vergogna”

Lettera aperta del sindaco di Appignano del Tronto (AP) che denuncia le modalità di affidamento ai comuni di finanziamenti statali per un totale di 100milioni di euro. I criteri per ricevere quei soldi? Non hanno nulla a che fare con il merito, bisognava essere veloci a presentare la domanda con un click day: “Cento milioni di euro gettati alla massa affamata degli enti locali senza alcun criterio di selezione che non sia quello della dea bendata. Chi è stato fortunato farà grandi opere, chi non ce l’ha fatta resterà a bocca asciutta”.
A cura di Davide Falcioni
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Lei si chiama Nazzarena Agostini ed è il sindaco di Appignano del Tronto, una cittadina in Provincia di Ascoli Piceno. Nel pieno della più grave crisi economica del secolo, che ha duramente colpito anche gli enti locali, ha deciso di partecipare a un progetto istituito dal Governo – 6000 campanili – che dava la possibilità di accedere, senza alcuna forma di compartecipazione economica da parte del Comune, ad un finanziamento statale fino ad un massimo di un milione di euro da impiegare per realizzare opere di riqualificazione del territorio. Oro colato, in un'epoca in cui le casse dei comuni sono praticamente al verde. E poi con le opere pubbliche sarebbe arrivato un po' di lavoro per le ditte del territorio e una parte dell'economia locale ne avrebbe tratto giovamento. Di fatto, il sindaco Agostini decide di partecipare, ma scopre che i criteri di ammissione al credito non hanno nulla a che fare con il merito: "Con il progetto ‘6000 campanili' – scrive il primo cittadino – non servono competenze, non ci sono libri da studiare, norme da approfondire, strategie da mettere in campo. Questa volta è richiesto un requisito che sfugge totalmente a qualsiasi logica meritocratica: questa volta conta solo la fortuna, per non usare un sostantivo sicuramente più efficace ma meno elegante".

Va a finire, però, che Nazzarena Agostini quel "culo" non ce l'ha. Niente finanziamento. "In tutti noi prevale la voglia di ‘fare', tanto per usare un verbo molto caro a questo Governo, ma questa voglia di fare tanto e bene non trova alcuna corrispondenza in questo Progetto in cui l’unica cosa che si possa ‘fare' è pigiare un tasto e affidarsi al caso, alla velocità che in quel particolare momento ha la mia rete telematica. Senza criteri, senza regole, senza finalità mirate. Questo ‘non-metodo' va denunciato". Di seguito riportiamo integralmente la lettera aperta scritta dal sindaco al Presidente del Consiglio Enrico Letta, al Ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, al Presidente dell’Anci Piero Fassino e al Presidente Anci Piccoli Comuni Mauro Guerra.

Egregi Presidenti,
Esimio Ministro,
poco più di un mese fa, come moltissimi altri Enti Locali italiani, anche il Comune di Appignano del Tronto (in Provincia di Ascoli Piceno) ha preso visione del progetto “6000 campanili”, nato dall’accordo tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (A.N.C.I.). Ci veniva offerta la possibilità di accedere, come ente locale territoriale e senza alcuna forma di compartecipazione economica, ad un finanziamento da parte dello Stato fino ad un massimo di un milione di euro da impiegare per realizzare opere di riqualificazione del territorio.

Non era mai accaduto prima e, in un periodo di cronica scarsezza di risorse pubbliche e continui tagli ai trasferimenti, l’annuncio di questo piano ci ha dato una apparente speranza. Il Comune di Appignano del Tronto è un piccolo Comune, conta poco meno di duemila abitanti, ha un solo dipendente per ogni ufficio ma, e lo dico senza alcuna superbia, ha una squadra efficiente, competitiva, piena di energia e, soprattutto, competente.

Il nostro obiettivo (di amministratori e dipendenti) è mettercela sempre tutta e nessuno, nel proprio ruolo, si risparmia. Solo qualche giorno fa la Regione Marche ci ha comunicato che di tre progetti finanziati nella Provincia di Ascoli Piceno uno, quello con il finanziamento più alto (di 291mila euro), era stato assegnato al nostro Comune. Quando invece gli obiettivi prefissati non vengono raggiunti, non ne facciamo un dramma. Se qualcuno è stato più bravo di noi, pazienza!

Ogni volta che questo accade abbiamo però la coscienza di aver dato il massimo. Dal giorno successivo torniamo al lavoro come prima, cerchiamo di capire che cosa non ha funzionato, non ci arrendiamo e cerchiamo di imparare dai nostri errori. Questa volta la posta in gioco era altissima, la più alta per la quale ci fosse mai capitato di competere. Avremmo dovuto dare il massimo e ci siamo accuratamente preparati – senza risparmiarci – per dare tutti noi stessi.

Avevamo pensato, visti i precedenti, che avremmo potuto farcela anche stavolta: “siamo bravi” ci siamo detti, “lo abbiamo dimostrato tante volte”. La scarsezza di risorse umane non ci ha mai spaventato: abbiamo un ufficio tecnico con una sola persona, una giovane ingegnere preparata, caparbia e competente che non si arrende, non demorde e poiché il tempo per fare tutto, e bene, in ufficio è sempre poco, studia le pratiche anche a casa nei pochi momenti di tregua che due bimbe di meno di tre anni possono concederle.

Ma questa volta tutto questo non è servito a nulla. Con il progetto “6000 campanili” non servono competenze, non ci sono libri da studiare, norme da approfondire, strategie da mettere in campo. Questa volta è richiesto un requisito che sfugge totalmente a qualsiasi logica meritocratica: questa volta conta solo la fortuna, per non usare un sostantivo sicuramente più efficace ma meno elegante.

La mia dignità di persona, prima che di Sindaco, mi aveva inizialmente imposto di non partecipare, di non accettare il “gratta e vinci” che lo Stato mi regala e di rifiutarmi di sottostare ad un “metodo” tanto assurdo quanto incomprensibile. Ma la responsabilità che ho nei confronti dei cittadini e del territorio che amministro mi obbliga a piegarmi a questa follia, così mettiamo da parte il nostro orgoglio e la nostra intelligenza e il 24 ottobre, mentre a Firenze si fanno grandi tavole rotonde tra governo ed ANCI, partecipiamo al “click day”. Il governo nazionale ci regala un giro sulla ruota della fortuna mettendo a disposizione, sul tavolo del gioco d’azzardo, ben cento milioni di euro: senza criteri, senza regole, senza finalità mirate. E in nome della tanto decantata meritocrazia vince soltanto chi arriva primo, non perché è più bravo, non perché ha presentato un progetto migliore, non perché ha lavorato di più e meglio degli altri ma solo perché il suo provider di posta elettronica certificata è stato più veloce del nostro, solo per caso.

Noi quel click lo abbiamo fatto e davanti alla clessidra di un caricamento infinito siamo rimasti tramortiti, alla mercé di una tecnologia che restava indifferente alla nostra impotente disperazione. Abbiamo perso e, con quel dado lanciato nell’universo virtuale, abbiamo perso anche la nostra dignità di amministratori.

In tutti noi prevale la voglia di “fare”, tanto per usare un verbo molto caro a questo Governo, ma questa voglia di fare tanto e bene non trova alcuna corrispondenza in questo Progetto in cui l’unica cosa che si possa “fare” è pigiare un tasto e affidarsi al caso, alla velocità che in quel particolare momento ha la mia rete telematica. Questo “non-metodo” va denunciato.

Qualcuno ha il dovere di spiegarci quale ratio c’è dietro tanta assurdità. Cento milioni di euro gettati alla “massa” affamata degli enti locali senza alcun criterio di selezione che non sia quello della dea bendata. Chi è stato fortunato farà grandi opere, chi non ce l’ha fatta resterà a bocca asciutta.

Il progetto “6000 campanili” è una vergogna senza precedenti e se questa logica dovesse ripetersi riconsegnerò la fascia tricolore che mi è stata affidata il giorno della mia elezione. Non sono stata eletta per lanciare dadi, ma per rispondere del mio impegno di fronte ai cittadini.

I dipendenti del mio Comune non sono retribuiti per pigiare un tasto ma per mettere in gioco competenze e conseguire obiettivi che, se raggiunti, pagano più dello stipendio.

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