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Crisi economica

Sindacati pronti allo sciopero generale contro i licenziamenti facili

La norma prevista dal Governo nella lettera all’Ue potrebbe compattare nuovamente i sindacati confederali, che promettono uno sciopero collettivo nel caso di riforme applicate senza concertazione con le parti sociali.
A cura di Antonio Palma
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La norma prevista dal Governo nella lettera all’Ue potrebbe compattare nuovamente i sindacati confederali, che promettono uno sciopero collettivo nel caso di riforme applicate senza concertazione con le parti sociali.
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I sindacati non ci stanno e si preparano ad uno scontro frontale con il Governo. Ai rappresentanti dei lavoratori non piace assolutamente la nuova riforma del mercato del lavoro che il Governo ha promesso a Bruxelles nella lettera inviata ieri. L’immediata alzata di scudi di tutte le sigle sindacali è soprattutto frutto della contestata norma sui licenziamenti facili. Quella “nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato” è vista dai sindacati come un chiaro attacco allo statuto dei lavoratori, che porterà solo allo scontro sociale.

Cisl, Uil e Ugl hanno già stilato un documento comune che promette uno sciopero generale nel caso il Governo metta in atto le promesse fatte nella lettera senza confronto con le parti sociali. La Cgil già ieri aveva parlato di norme provocatorie e ha invitato all’unità tutte le sigle sindacali per difendere i diritti dei lavoratori. I colloqui sono già partiti ed è possibile che, dopo tanto tempo, i sindacati si compattino in una manifestazione unitaria a sostegno dei salariati.

Il leader della Uil, Angeletti, parla di licenziamenti come “feticcio del Governo” che non servono a nulla se non allo scontro. Per Angeletti la strada è un’altra, “finanziare l'occupazione e non spendere soldi per finanziare la disoccupazione”, una norma che serve a placare gli industriali ma che secondo il segretario Uil neanche gli industriali vogliono. Sulla stessa linea d’onda il sindacato più vicino politicamente alla maggioranza, l’Ugl, che spera in una manifestazione unitaria in quanto “senza equa distribuzione dei sacrifici, non c'è alternativa”, come ha detto il segretario generale, Giovanni Centrella.

I sindacati si preparano a dare battaglia e già oggi scendono in piazza contro i provvedimenti presi dal Governo per contrastare la crisi economica. La Uil oggi porta in piazza i dipendenti del settore pubblico, tra l’altro anch’essi toccati dalle promesse di riforme di Berlusconi, mentre la Cgil manifesta con i pensionati del Spi. Il sindacato della Camusso, dopo gli scioperi del mese scorso, ha in programma altri appuntamenti come quello di sabato, con i lavoratori della conoscenza, e la manifestazione nazionale a Roma proprio a favore del lavoro.

Anche le opposizioni si sono schierate con i lavoratori, Casini parla di tentativo di mettere “ricchi contro poveri per scatenare la rabbia sociale”, mentre il leader del Pd Bersani ha detto che quella del Governo è “una minaccia inaccettabile”.

Confindustria, al contrario, approva le indicazioni di intervento del Governo, la leader degli industriali, Emma Marcegaglia, ha apprezzato lo sforzo verso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro anche attraverso licenziamenti più facili. L’obiettivo sembra quello di spaccare il sindacato come nel passato. Anche il Ministro Sacconi, che ha assicurato di voler aprire un tavolo delle trattative, sembra andare in questa direzione, confidando di non credere ad una possibile riunificazione dei sindacati spaccati da tempo. I sindacati comunque hanno promesso che anche se non troveranno un accordo totale sulle rivendicazioni, la protesta non si fermerà, “agiremo uniti, altrimenti marceremo divisi e colpiremo uniti” ha assicurato Raffaele Bonanni della Cisl.

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