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Si uccide a 19 anni con “la polvere dell’eutanasia”, consigliata da una setta locale

I genitori della ragazza olandese puntano il dito contro il gruppo locale che promuove l’eutanasia su vasta scala e consiglia ai membri un mix di sostanze letali. I pm olandesi hanno avviato una inchiesta dopo aver scoperto che la stessa organizzazione stava acquistano la sostanza per suddividerla tra oltre mille membri.
A cura di Antonio Palma
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È polemica in Olanda  dopo che i genitori di una ragazza di 19 anni morta suicida nei giorni scorsi hanno accusato pubblicamente della morte della giovane una organizzazione  locale che promuove l'eutanasia su vasta scala. Dopo le accuse, i pubblici ministeri olandesi infatti hanno annunciato di aver avviato un'indagine penale sul gruppo che da tempo era già nel mirino della giustizia perché pubblicizza attraverso i suoi canali la cosiddetta "polvere dell'eutanasia", un mix di sostanze non meglio identificato, creato da loro per aiutare chi vuole uccidersi a farlo in modo rapido. Le autorità hanno chiarito che erano in corso accertamenti sul gruppo da settembre ma sono stati indotti ad agire formalmente mercoledì a causa dei sospetti che il gruppo stava per ordinare abbastanza polvere da utilizzare per circa mille membri.

La vittima, Ximena Knol, soffriva di gravi problemi psicologici e depressione dopo essere stata vittima di un abuso sessuale. Per questo da tempo era in cura da specialisti ma da alcuni mesi le sue intenzioni suicide si erano fatte sempre più forti. Tempo fa aveva anche fatto regolare richiesta di eutanasia ma un medico l'aveva respinta così lei si sarebbe avvicinata a questo gruppo che si fa chiamare "Ultima volontà". Nel Paese infatti l'eutanasia  e il suicidio assistito sono legali, ma solo se effettuati in determinate condizioni, controllati da professionisti medici e su pazienti specifici come i malati terminali. Ci sono leggi severe che li regolano e che  impongono ai medici di accertare che il paziente soffra in modo insopportabile e senza possibilità di miglioramento. La richiesta inoltre deve essere fatta ripetutamente e quando il paziente è sano di mente, e in ogni caso deve essere validata da un secondo medico.

Assistere una persona nel suicidio o comunque fornire un mezzo per suicidarsi al di fuori dei rigidi criteri previsti è punibile con una pena detentiva fino a tre anni. Il gruppo al centro delle indagini, invece, spinge affinché l'eutanasia sia allargata il più possibile a chi voglia mettere fine alla sua vita anche in assenza di malattie o in caso di problemi psicologici del paziente. L'organizzazione, secondo il proprio sito web, è istituita per garantire ai propri membri che il proprio fine vita "possa e possa essere rapi e indolore". A questo scopo avrebbe trovato un mezzo, una sostanza letale che però fornisce solo ai propri membri e dopo diverso tempo dall'iscrizione. Per i genitori  della 19enne quel mezzo sarebbe stato consigliato anche alla figlia. "Con le informazioni che hanno fornito, è molto facile trovare su Internet il mezzo per uccidersi ", ha dichiarato il padre in tv, chiedendo l'immediata chiusura dell'associazione  di tutti i suoi canali di comunicazione.  Il mix letale conterrebbe sostanze usate nell'industria e dunque acquistabili solo in grosse quantità. Per questo di recente l'organizzazione avrebbe consigliato ai suoi soci di fare un unico grande acquisto da dividersi fra di loro, facendo scattare l'intervento dei pm.

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