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Sciopero generale del 6 maggio: lavoratori in piazza contro la crisi e il precariato

Il prossimo venerdì, 6 maggio, tantissimi lavoratori aderiranno allo sciopero generale indetto dalla CGIL in protesta per la crisi e il lavoro precario. Manifestazioni ci saranno in tutte le 20 regioni dello Stivale.
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sciopero 6 maggio

Quello indetto per il 6 maggio dalla CGIL è una delle proteste più corpose degli ultimi tempi: se, infatti, in questi primi mesi del 2011  non sono mancati i disagi per gli scioperi dei trasporti, fino ad adesso neanche l'ombra di uno sciopero generale, che a quanto pare non si è fatto attendere. Lo sciopero, si legge sul sito del sindacato, durerà 4 ore e riguarderà i lavoratori del settore pubblico, così come quelli del settore privato.

Tutte le regioni sono chiamate a partecipare alle manifestazioni che si terranno lungo lo Stivale e che nello specifico coinvolgeranno le categorie FILCAMS, FLC, FP, SLC, FILLEA e FIOM.  Queste le motivazioni della protesta del 6 maggio divulgate sul sito della CGIL:

Trentasei mesi di governo Berlusconi hanno seriamente impoverito il paese. L’economia è depressa, la disoccupazione aumenta così come la pressione fiscale. I lavoratori subiscono l’abbassamento delle tutele e la cancellazione dei diritti. Lo stato sociale è stato tagliato indiscriminatamente. Penalizzati i pensionati, negato il futuro ai giovani, umiliato il lavoro e la dignità delle donne. Per queste ragioni la CGIL sarà in piazza venerdì 6 maggio in occasione dello sciopero generale indetto dal sindacato di Corso d’Italia.

In particolare lo sciopero si articola attorno a due temi, il fisco e il lavoro, perni fondanti dell'economia messa terribilmente a repentaglio dalla crisi e dalle manovre bislacche che il Governo ha pensato di mettere in atto per fronteggiarla. La CGIL, nonostante il mare di polemiche, si è mossa in tal senso già tempo fa, portando alla ribalta un tema scottante come quello della disoccupazione giovanile. L'iniziativa si chiama "Giovani NON+ disposti a tutto" e ha ad oggetto oltre la precarietà anche le condizioni di sfruttamento che vivono migliaia di neolaureati italiani, costretti ad accettare lavori sottopagati pur di inseguire il sogno di un lavoro coerente con il proprio percorso di studi.

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