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Zona 30, Luca Valdiserri, papà di Francesco: “A Salvini chiedo: c’è beneficio più grande di salvare vite?”

Commentando l’istituzione della Zona 30 a Bologna, il ministro Salvini ha parlato di “problemi per i cittadini che rischiano di essere superiori ai benefici”. Luca Valdisseri, papà di Francesco, ucciso sulla Cristoforo Colombo nel 2022, ai microfoni di Fanpage.it: “Più del salvare vite umane quale beneficio ci può essere per un cittadino?”.
A cura di Enrico Tata
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Francesco Valdiserri
Francesco Valdiserri

In merito alla Zona 30 di Bologna, che istituisce il limite dei 30 km/h nel capoluogo emiliano, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha parlato in una nota di scelta "non ragionevole". "I problemi per i cittadini (in particolare per i lavoratori) rischiano di essere superiori ai benefici", ha spiegato il leader della Lega.

Abbiamo chiesto un commento a Luca Valdiserri, giornalista del Corriere della Sera e papà di Francesco, travolto e ucciso a 18 anni la notte dello scorso 19 ottobre 2022 mentre camminava su un marciapiede in via Cristoforo Colombo. Le ‘Zone 30' possono servire a ridurre gli incidenti stradali?

Rispondo con una domanda: secondo voi, più del salvare vite umane quale beneficio ci può essere per un cittadino? Con il ministro Salvini ho avuto incontri e lo ringrazio per aver voluto mettere mano, per esempio, a un codice della strada che è obsoleto. Poi vedremo come lo modificherà e lo commenteremo. Ma già il fatto che lo abbia fatto è importante. Detto questo, scendo sul suo campo: qual è il beneficio di andare più veloci? Arrivare cinque minuti prima? Evitare di pagare un euro in più per un tragitto in taxi? Io penso che il valore di una vita, non solo quella di Francesco ma quella di tutte le vittime della strada, sia un beneficio impagabile. L'esperimento di Bologna arriva dopo quello di Olbia, che ha funzionato, con un'amministrazione di centrodestra in quel caso. Vorrei una discussione sulle Zone 30 che non sia politica e ideologica, ma fatta sul territorio. 

Tu hai scritto sul Corriere, parlando di dati, che le persone investite a 30 chilometri all'ora quasi sempre si salvano…

I dati dicono questo. Sia chiaro: la città dove si viaggia sempre a 30 all'ora è una fake news e non esiste città al mondo dove ciò avvenga. In tutte le città ci sono strade in cui si va a 70 all'ora o a 90 all'ora. Nessuno chiede di viaggiare a 30 chilometri all'ora sulla Cristoforo Colombo (ci si va sulle vie laterali, vicino alle fermate del bus. Nessuno chiede di introdurre il limite dei 30 nella carreggiata centrale).

Una città tedesca, ad esempio, introdusse una Zona 30 e l'80 per cento della cittadinanza si disse contraria. L'amministrazione andò comunque avanti. Quello che dico è: proviamo e poi dopo aver provato, quindi fra sei mesi, si potrebbe fare un referendum a Bologna, se vogliamo farlo.

Prendiamo i dati: oltre 400 pedoni morti nel 2023, oltre 70 nel Lazio e oltre 40 a Roma. Oltre 190 vittime della strada nel 2023 a Roma e provincia. Cos’altro si può fare? La prevenzione e la sensibilizzazione nelle scuole quanto può essere importante? 

Se pensiamo di piantare un seme che il giorno dopo fa la pianta con i frutti, no questo non è possibile. L'introduzione dell'educazione stradale nelle scuole è avvenuta in maniera molto spot finora e lasciata spesso al volontariato. Ma è fondamentale per i nostri figli e i nostri nipoti e l'obiettivo è la creazione di un cittadino più consapevole. A Roma le persone sulle strisce ti ringraziano se le fai passare: per me questo è un colpo al cuore, è segno di inciviltà, un marchio di infamia per la città. Significa che il pedone ha paura di attraversare sulle strisce, è conscio del fatto che correrà un rischio. E allora su questo non solo c'è un lavoro da fare nelle scuole, ma va fatto con telecamere, pattuglie e vigili.

Sotto al Campidoglio poco tempo fa è stata travolta una turista milanese e, per esempio, subito dopo è stata messa una telecamera.  A Roma, per esempio, passano automobili in zone della città che in tutto il mondo sarebbero pedonali. La prima volta che ho visto il Colosseo, che si può girare intorno con la macchina, da milanese mi sono chiesto: cosa penserei se vedessi macchine girare intorno al Duomo? Impensabile. 

Il Campidoglio, dopo la morte di Francesco, ha promesso di intervenire sui cosiddetti black points, gli incroci pericolosi, ha promesso di introdurre alcune Zone 30, per esempio nel centro storico. Lo scorso marzo Luca Valdiserri ha moderato un incontro proprio su questo. È stato fatto qualcosa, si deve fare di più?

Non posso chiedere al comune di essere veloce come Carl Lewis o Marcel Jacobs. Ma c'è un piano molto strutturato di interventi, sono stati identificati i black points, e su alcuni hanno lavorato. La galleria Giovanni XXIII è un esempio molto virtuoso di questo: è stato inserito un tutor e nei primi giorni sono state fatte 4mila multe, in una galleria in cui si viaggia a 70 km all'ora. A Roma qualcosa è stato fatto, qualcosa è sulla carta e dovrà essere fatto. Se non diventerà realtà, chi ha scritto quel piano se ne assumerà la responsabilità. Se pensiamo che tutto venga fatto con uno schiocco di dita, questo non possiamo chiederlo. Però il nostro compito è verificare se questo piano sarà messo in atto e chiederne conto al sindaco Gualtieri e all'assessore Patanè.

Per me è un piano molto buono sulla carta e, per esempio, con il tutor nella galleria di cui parlavo, il numero di incidenti è drasticamente diminuito. Quindi se il nostro obiettivo è salvare vite, quel tutor ha funzionato. Se l'obiettivo è non pagare multe, il tutor è stato una disgrazia. Qual è la nostra priorità? La mia è di salvare vite. Per altri potrà essere poter andare alla velocità che vogliono perché la considerano una loro libertà. Per me il concetto di libertà è diverso. 

In una serata tre giorni fa al Palladium avete ricordato Fra, ma avete parlato anche di sicurezza stradale. Quanto possono fare gli adulti, quanto possiamo fare tutti noi per un tema come questo?

In realtà l'educazione stradale di solito la mettiamo molto in basso nella scaletta. Questo perché vorremmo che passasse un'altra idea: non siate educati solo sulla strada, ma siate educati nel vostro comportamento quotidiano. Non abbiamo mai detto ai ragazzi ‘non bevete', non voglio e non posso controllare il loro consumo di alcol, non siamo ‘proibizionisti'. Ma quello che pretendo è che se tu hai bevuto non ti metta alla guida. Gestitevi voi la serata, ma se uscite in cinque e uno non beve, a turno, questo è un grandissimo aiuto a ridurre il numero dei morti sulle strade.

I ragazzi che continuiamo a frequentare anche quotidianamente, gli amici di Fra che sono tanti e ci riempiono la casa ogni giorno, quando vengono e devono guidare, nessuno di loro tocca alcol e non devo neanche chiederglielo. Una volta ho organizzato una cena qua, ho preso un numero uguale di birre alcoliche e birre non alcoliche. Quelle normali ce le ho ancora qui, perché i ragazzi sono coscienti delle proprie azioni. Questo chiedo ai ragazzi: Nessuno di noi vuole che diventino samaritani. Restate ragazzi, divertitevi, ma poi gestitevi il ritorno a casa come persone consapevoli e non come bruti che vivono confondendo la libertà con la possibilità di fare i propri comodi. 

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