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Ucciso in strada a Ponte Mammolo, per l’omicidio di Stefan Mihai arrestate 3 persone

Sono stati arrestati con l’accusa di “omicidio aggravato” in concorso e a vario titolo: i tre avrebbero ucciso con due colpi di pistola Stefan Mihai a Ponte Mammolo.
A cura di Beatrice Tominic
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È stato freddato con due colpi di pistola esplosi da due persone in sella ad un motorino: per l'omicidio di Roman Stefan Mihai, avvenuto l'8 marzo scorso fra Ponte Mammolo e Casal de Pazzi, sono state arrestate tre persone. Si tratta di un ragazzo di 27 anni che avrebbe sparato, un trentasettenne che avrebbe guidato la moto e un ventinovenne.

L'accusa nei loro confronti è di omicidio aggravato a cui si aggiunge, per due di loro, detenzione illegale, in concorso tra loro, senza averne fatto denuncia all’autorità di Pubblica Sicurezza, e portato in luogo pubblico un’arma da sparo.

L'omicidio in strada all'ora di cena

È successo per strada, lungo via Francesco Selmi. Mihai stava camminando quando gli si è accostato uno scooter di grossa cilindrata In sella due persone a volto coperto, una delle quali ha sparato due colpi di pistola. Stefan Mihai stava rientrando a casa, quando un colpo lo ha raggiunto al torace e ad un fianco. Ed è morto.

Da quel momento sono immediatamente scattate le indagini da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma- Montesacro. Dal mese di marzo fino al novembre del 2023 i militari hanno raccolto intercettazioni telefoniche e ambientali, controllato tabulati telefonici, eseguito appostamenti e pedinamenti per raccogliere indizi di colpevolezza a carico del ragazzo di 27 anni. Secondo gli inquirenti è lui l'esecutore materiale dell'omicidio.

La moto utilizzata per l'agguato a Stefan Mihai.
La moto utilizzata per l'agguato a Stefan Mihai.

Il killer di 27 anni

Il ragazzo, già noto alle forze dell'ordine, ha diversi precedenti per reati di natura predatoria e per detenzione di arma da fuoco, l'ultima proprio la scorsa estate. In quell'occasione fu scoperto un locale adibito ad officina e laboratorio di armi dove le armi di soft air venivano modificate per renderle in grado di sparare. Il ventisettenne avrebbe avuto un ruolo chiave anche nell'organizzazione dell'agguato, dando disposizioni su cosa fare, come disfarsi degli abiti e dei caschi utilizzati e garantendo ai complici un compenso in denaro. Nell'ordinanza che lo ha portato all'arresto viene descritto con "una sua eccezionale lucidità e crudeltà, che rivelano una personalità altamente pericolosa".

Il movente e i due complici

Secondo le indagini, il movente della morte del trentenne sarebbe da ricercare proprio all'interno della famiglia del ventisettenne, gruppo rom che vive nell'insediamento abusivo di Ponte Mammolo, per i litigi fra Mihai e alcuni parenti del ragazzo.

Oltre a lui, come anticipato, anche un uomo di 37 anni, indiziato per aver guidato la moto durante l'agguato, ingaggiato per la capacità di guida e di fuga su scooter di grossa cilindrata (come mostrato dai sistemi di videosorveglianza, dopo aver freddato l'uomo la moto si è dileguata in pochissimo tempo). Il ventinovenne, invece, avrebbe avuto prima il compito di avvertire gli altri due della presenza di Mihai sul luogo dell'agguato e, insospettabile, quello di palo dopo la fuga.

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