Torre dei Conti, l’esperto di restauro sulle possibili cause dei crolli: “Interventi invasivi e incuria”

I due crolli che hanno colpito la Torre dei Conti a Roma non hanno lasciato scampo all'operaio Octavian Stroici, Octay per lo Stato italiano, al lavoro per un intervento di restauro. Il primo cedimento, avvenuto alle 11.20 di lunedì 3 novembre, ha riguardato il contrafforte centrale del lato sud e ha provocato a sua volta il collasso del muro sottostante. Alle 12.52, invece, dall'esterno si sono viste delle pietre cadere dal soffitto e poi una grande nube di polvere uscire dalle finestre, segno che era venuta giù una parte interna. "Come si vede dai filmati, i crolli sono stati devastanti", commenta a Fanpage.it Michele Zampilli, architetto e professore ordinario di Restauro all'università Roma Tre.
Come comunicato da Roma Capitale, il secondo crollo ha interessato il vano scala e parte del solaio di copertura. Su quest'ultima componente architettonica il professore commenta: "Mi sembra sia stato consolidato non troppo tempo fa, intorno agli anni Sessanta, e che sia stato realizzato con solette in cemento armato che hanno provocato un sovraccarico".
"Ha sempre avuto gravi problemi statici"
Per stabilire con certezza quali sono state le cause del crollo e della conseguente morte di Stroici è ancora presto, ma Zampilli conosce bene la Torre dei Conti, che ha studiato in passato: "È una struttura che ha sempre avuto dei gravi problemi statici". Intorno al 1203, per volontà di Papa Innocenzo III, la torre venne ampliata per fungere da residenza fortificata della sua famiglia, quella dei Conti di Segni, arrivando a un’altezza stimata tra i 50 e i 60 metri. Per la sua imponenza venne anche definita Torre Maggiore e il poeta Francesco Petrarca la chiamò "quella torre unica al mondo". La costruzione era stata poi abbassata in più fasi fino ad arrivare agli attuali 29 metri.
"Precarietà strutturale e interventi azzardati"
"Vari problemi sono derivati anche dal fatto che sorge su strutture romane", aggiunge Zampilli. In tempi più recenti, la situazione di precarietà della struttura ha costretto a effettuare molti interventi di stabilizzazione: "Le murature perimetrali sono state più volte ispessite per aumentarne la portata e sono stati aggiunti degli speroni anche in tempi recenti, negli anni Trenta del Novecento, per ridurre la spinta delle strutture orizzontali".
Ma molti degli interventi di restauro più recenti non sempre sono stati adeguati al contesto e all'età della vecchia torre, che nel corso degli anni è stata adibita a varie funzioni: Mussolini ha donato l'edificio alla Federazione nazionale arditi d'Italia, poi, dal secondo dopoguerra al 2006, ha ospitato vari uffici pubblici del Comune di Roma. "I vari cambi di destinazione d'uso che ha subito nel tempo hanno comportato interventi di ristrutturazione con inserimento di ascensori ed altre strutture tecnologiche che certamente hanno indebolito la struttura nel suo complesso", aggiunge il professore.
"Degrado ha debilitato l'edificio"
La Torre dei Conti, quindi, viveva in precarietà da molto tempo. "A questo si deve aggiungere che l'abbandono prolungato da parecchi anni ha favorito infiltrazioni di acque piovane, la crescita di piante infestanti e tanti altri cause di degrado capaci di debilitare l'edificio", continua Zampilli. Proprio per questo il suo restauro ha avuto un finanziamento da 6 milioni e 900mila euro, uno dei più importanti di tutto il progetto ‘Caput Mundi', che stanzia complessivamente 500 milioni del Pnrr per il patrimonio monumentale di Roma e del Lazio.
Sulle esatte cause e dinamiche del crollo e su eventuali responsabilità oggettive indagherà nei prossimi mesi la procura di Roma che ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo e che predisporrà una perizia tecnica urgente. Il professor Michele Zampilli, però, ha un sospetto: "Temo che ci sia stata una certa superficialità nella messa in sicurezza propedeutica a qualsiasi intervento".