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Covid 19

Test Covid in vendita al supermercato, ma i risultati sono attendibili?

In diverse catene di supermercati di Roma sono in vendita i test Covid fai da te, che si basano sull’individuazione degli anticorpi in poche gocce di sangue. Ma sono attendibili? Li abbiamo testati per verificare come funzionano e chiesto un parere a due esperti, Enrico Di Rosa direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Rm 1 e Sergio Bernardini, direttore del laboratorio analisi del Policlinico Tor Vergata, secondo i quali hanno utilità limitata e non potranno sostituire i tamponi.
A cura di Redazione Roma
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Da qualche settimana sono in vendita nei supermercati i test sierologici fai da te per rilevare la presenza o meno degli anticorpi al Covid-19. Una novità attesa da molti, ma che non sostituirà la necessità di fare tamponi antigenici e molecolari al fine di una diagnosi certa. Questi test sono attendibili? Dopo essere andati a comprare il prodotto da pochi giorni in vendita – e aver verificato che vanno letteralmente a ruba – in un comunissimo supermercato di Roma – l’abbiamo testato con l’aiuto di una persona che ha ricevuto la prima dose del vaccino Astrazeneca, e fatto leggere il risultato a due medici in prima linea nella lotta alla pandemia.

Ma come funziona il test? Al suo interno troviamo un flaconcino contagocce contenente il diluente COVID-19 IgG/IgM Rapid test, una pipetta per il prelievo del sangue, due lancette pungidito sterili, una cassetta di COVID 19 IgG/IgM Rapid test, una garza detergente antisettica.

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Disinfettiamo l’anulare con la garza detergente antisettica, premiamo con la lancetta la punta del dito, prendiamo la pipetta e mettiamola a contatto con il sangue. Lasciamone cadere una goccia nella placchetta bianca e diluiamo il tutto con la soluzione COVID-19 IgG/IgM Rapid test. Dopo 10 minuti vedremo comparire le classiche righe di colore rosso, una, due o tre a seconda del risultato. Nel test che abbiamo eseguito, su una persona che ha già ricevuto la prima dose di Astrazeneca il 27 febbraio scorso e in attesa della seconda, vediamo comparire una linea rossa netta sulla C e una più sbiadita in corrispondenza della G. Cosa significa?

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A spiegarcelo è il professor Sergio Bernardini, direttore del laboratorio analisi del Policlinico Tor Vergata di Roma: “La prima banda indica una positività del test mentre quella più sbiadita corrisponde alla presenza delle immunoglobuline di tipo G il che potrebbe significare due cose: o che si tratta di un falso positivo o che ha veramente sviluppato gli anticorpi IgG. Il problema è che essendo così labile il colore è veramente difficile per un singolo interpretarne il risultato, avremmo bisogno di un test quantitativo in laboratorio per arrivare ad una soluzione”.

Il test, sulla confezione, riporta un’affidabilità del 98,3% ma questi valori sono basati su un’autocertificazione dell’azienda stessa – continua Bernardini – il marchio CE VD che troviamo sul marchio non è quindi sinonimo di certezza diagnostica. Questo tipo di test è infatti più accurato nella fase acuta della malattia ma non in quella di decrescita perché ha una sensibilità minore rispetto alle analisi svolte in laboratorio e sicuramente non in grado di darci una risposta chiara”.

Fare questo tipo di test dopo un vaccino – spiega Enrico Di Rosa della società italiana di igiene e direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Rm1 –  non può guidarci nelle nostre azioni di vita sociale nel periodo della pandemia perché ha una validità clinica limitatissima. Dovremmo sempre rivolgerci al nostro medico di base o a un laboratorio analisi”.

Quello che si chiedono entrambi è come si comporterà la persona che ha fatto il test, si sentirà più sana e protetta e quindi libera di poter tornare ad una vita normale? Che effetto avrà la diffusione di questo tipo di test in una fase così delicata come quella delle riaperture?

Di Cristina Pantaleoni

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