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Tassa di soggiorno, al via l’ok per la modifica: sarà proporzionata alle tariffe degli alberghi

”Un fatto assolutamente positivo – ha dichiarato Vittorio Messina, Presidente di Assohotel Confesercenti – L’imposta di soggiorno, così come è attualmente, non funziona”.
A cura di Natascia Grbic
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Immagine di repertorio
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È stata approvata in Senato una risoluzione che impegna il governo a rivedere la legge sulla tassa di soggiorno. Il costo non sarebbe più fisso, com'è ora, ma variabile in base al costo della stanza. Una decisione che, se dovesse essere approvata, porterà ad alcune modifiche che, per gli albergatori romani, sono sostanziali.

"Sono soddisfatto e fiducioso", ha dichiarato Francesco Gatti, presidente Assohotel Confesercenti Roma. "L’imposta di soggiorno, così come è attualmente, non funziona: incide troppo sui turisti e, paradossalmente, dà poco o niente al turismo", ha aggiunto. "Rivedere l’impianto della normativa ormai è diventata una necessità è un fatto di competitività con le altre città d’Europa".

La tassa di soggiorno, ferma al 2014, era stata aumentata nel 2023 con rincari anche del 100%. La stangata maggiore è arrivata su case vacanze, affittacamere, bed and breakfast e guest house, con tariffe che si aggirano tra i 6/7 euro al giorno a turista. Un costo non irrilevante, che incide soprattutto sui soggiorni più lunghi (ma per un massimo di dieci giorni).

Le tariffe sono – al momento – di 4 euro al giorno per gli alberghi a una stella; 5 euro al giorno per alberghi a due stelle; 6 euro al giorno per alberghi a tre stelle; 7,50 euro al giorno per alberghi a quattro stelle; 10 euro al giorno per alberghi a 5 stelle.

La risoluzione votata in Senato prevede che la tassa di soggiorno venga pagata a parte e non alla struttura. Sarà poi il Comune a doverla riscuotere, senza passare per gli albergatori.

"Un fatto assolutamente positivo – ha dichiarato Vittorio Messina, Presidente di Assohotel Confesercenti – L'imposta di soggiorno, così come è attualmente, non funziona: incide troppo sui turisti e, paradossalmente, dà poco o niente al turismo. Lo abbiamo denunciato molte volte negli anni, sollecitando una revisione dell'imposta. Una richiesta finalmente recepita".
"Rivedere l'impianto della normativa ormai è diventata una necessità".

"Innanzitutto, per rendere l'onere meno pesante e, come giustamente indica la risoluzione, proporzionato alle tariffe delle strutture ricettive. Bisogna intervenire sul metodo di applicazione e di riscossione dell'imposta, con l'obiettivo di correggere le attuali distorsioni del mercato e recuperare la competitività delle nostre imprese rispetto ai concorrenti stranieri, evitando di pesare sull'organizzazione delle aziende".

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