Stefania Camboni drogata prima dell’omicidio, l’ipotesi: la nuora cercava ‘abuso di antidepressivi’

Stefania Camboni narcotizzata prima di essere uccisa: questa una delle piste seguite dagli inquirenti che indagano sull'omicidio della donna, avvenuto nella sua villetta di Fregene, dove abitava insieme al figlio e alla nuora. E proprio quest'ultima Giada Crescenzi, è stata al termine dell'interrogatorio arrestata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità. Crescenzi ha dichiarato di non c'entrare nulla con il delitto, e di non essersi accorta di quanto stava avvenendo in casa perché aveva preso dei farmaci, oltre a essersi messa i tappi alle orecchie. Una versione che la procura non ritiene credibile, soprattutto perché durante l'interrogatorio ha fornito versioni "illogiche" e in contrasto tra loro.
Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, non è escluso che Stefania Camboni sia stata narcotizzata prima di essere uccisa. A farlo pensare, le ricerche sul cellulare di Crescenzi: non solo ‘come avvelenare una persona', ma anche " veleni in casa: quali sono, cosa succede se bevo tanta acqua distillata, che sapore ha l'acqua distillata, sererpin abuso, depakin abuso". A confermare questa ipotesi è bene chiarire che ci penserà l'autopsia: ma ciò spiegherebbe anche il fatto che la donna non abbia opposto resistenza a chi l'ha aggredita, e il fatto che nessuno tra i vicini abbia sentito qualcosa. Giada Crescenzi, inoltre, aveva dei graffi sulle braccia: quando i carabinieri le hanno chiesto una spiegazione, la donna ha dichiarato di esserseli procurata da sola grattandosi".
Giada Crescenzi si trova ora nel carcere di Civitavecchia. Indagini sono in corso per stabilire l'ora esatta del delitto, ma soprattutto per capire se qualcuno abbia aiutato la donna a ripulire le tracce. L'abitazione, infatti, era stata pulita, e un detersivo si trovava ancora accanto al letto dove è stato trovato il corpo. Il sospetto è che anche gli abiti con i quali sarebbe stato commesso il delitto siano stati puliti. Gli investigatori hanno sottolineato come le pantofole dell'indagata fossero talmente pulite da non sembrare nemmeno usate in casa, e che il suo pigiama profumava di pulito.