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Guerra in Ucraina

Sofia, ferita nella guerra in Ucraina: ha perso tutta la famiglia, ma non si arrende

Sofia è l’unica superstite della sua famiglia, uccisa mentre provava a scappare da Kiev. Oggi, dopo tre settimane di ricovero a Roma, riesce a togliersi le scarpe e ad utilizzare il telefonino. La nonna: “Non si è mai arresa.”
A cura di Beatrice Tominic
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Anton Kudrin e Svetlana Zapadynskaya, Polina e Seymon uccisi in Ucraina e Sofia, unica superstite
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Sofia è una ragazzina di 13 anni arrivata a Roma qualche settimana fa e fuggita dalla guerra in Ucraina. Colpita da 4 proiettili e semiparalizzata, nella guerra ha perso tutta la sua famiglia: il padre e la madre Anton Kudrin e Svetlana Zapadynskaya e i due fratellini, Semyon di 7 anni e Polina, di 10, che con il suo sorriso, la passione per Harry Potter e i capelli rosa è diventata in breve tempo il volto della sofferenza e della perdita dell'innocenza a causa della guerra, come scrive Itv.com.

Oggi Sofia, che dopo essere stata colpita non ha mai smesso di lottare per la sua vita, si trova a Roma insieme a sua nonna Svetlana da poco più di tre settimane: non sa ancora di essere l'unica superstite della sua famiglia, ma secondo la nonna lo ha già capito. "Credo che Sofia abbia capito tutto, ma adesso è come un argomento tabù per noi: non ne parliamo mai" ha rivelato al media inglese.

Sofia è stata colpita mentre insieme ai genitori e ai fratelli stava provando a mettersi in salvo, in automobile, fuggendo dalla sua città, la capitale dell'Ucraina Kiev. In quello che è stato l'ultimo viaggio insieme, la ragazzina ha perso immediatamente i genitori e la sorella Polina, poi ha perso anche il fratellino Semyon.

La nuova vita di Sofia e sua nonna

Per Sofia e sua nonna Svetlana, la vita non sarà mai più la stessa: un giorno prima della guerra in Ucraina Sofia era come una qualsiasi adolescente felice e speranzosa nel futuro che si godeva la vita insieme alla famiglia e ai suoi amici, ma l'attacco russo le ha cambiato la vita. "Sogniamo il momento in cui potremo tornare a casa, a guerra finita", ha rivelato comunque Svetlana.

Sofia non si è arresa

Ormai più di tre settimane fa, Sofia ha raggiunto la città di Roma, dove i medici dell'ospedale pediatrico hanno potuto curarla: i dottori temevano il peggio. La ragazzina si trovava nell'automobile insieme alla sua famiglia, quando i russi hanno iniziato a sparare: Sofia è stata colpita da 4 proiettili nella spina dorsale ed è rimasta semiparalizzata.

Sofia, prima della guerra, era una ragazza atletica che amava disegnare, i computer e gli sport. Da quando è arrivata a Roma, invece, il primo obiettivo di Sofia è stato imparare di nuovo ad utilizzare il proprio telefono. E ci è riuscita. Sua nonna Svetlana l'ha convinta che un giorno guarirà del tutto, ma adesso è ancora all'inizio. Quando è arrivata a Roma, Sofia riusciva a comunicare soltanto con gli occhi, ma Svetlana ha sempre saputo che non si sarebbe mai arresa: oggi, già dopo poche settimane, Sofia ha fatto passi da gigante, riesce a togliersi le scarpe e ad incrociare le gambe.

L'associazione di beneficenza che ha salvato Sofia

In soccorso della ragazzina, per portarla a Roma dove i medici hanno potuto curarla, è venuta un'associazione di beneficenza ucraina chiamata Mother and Child di Alla Melnychuk. Prima della guerra si occupava di aiutare bambini e neonati a ricevere cure specialistiche e chirurgiche, ma adesso la sua missione è quella di salvarli dalle ferite della guerra.  Oggi Alla Melnychuk è inondata di richieste da parte di dottori e famiglie che le chiedono aiuto. "Non ho dormito più di due ore durante i primi dieci giorni di guerra – ha detto – Arrivano molti messaggi da genitori con figli uccisi o da dottori che mi dicono che intere famiglie sono morte: sembra di stare all'inferno."

Proprio mentre era intervistata, è stata contattata da un dottore che le chiedeva di trasportare un bambino di due anni che ha perso le gambe in un'esplosione, un altro le ha scritto per salvare una ragazzina che è stata colpita da un proiettile alla testa. Da quando la guerra è iniziata, Alla Melnychuck ha portato in salvo circa 30 bambini malati e feriti dall'Ucraina a Roma, dove possono essere curati.

"È impossibile guardare negli occhi questi bambini, perché hanno visto la morte dei loro familiari, molti di loro hanno perso la loro mamma mentre li proteggeva con il proprio corpo. Molti altri non sanno che hanno perso le loro famiglie – ha detto cercando di non piangere – Non potremo mai restituire a Sofia la sua intera famiglia e abbiamo almeno altri 20 bambini nella stessa situazione: non possiamo cancellare quanto accaduto, ma possiamo aiutare  con le cure e il supporto." Svetlana ha detto che lei e Sofia proveranno a crearsi una nuova vita, ma non sa ancora come.

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