Sofia arrivata a Roma dall’Ucraina: ferita da 4 proiettili è semiparalizzata

Sofia, la tredicenne unica superstite della famiglia sterminata nella guerra in Ucraina è semiparalizzata. Ferita da quattro proiettili che le sono stati rimossi a Kiev, si trova all'Irccs San Raffaele di Roma, dov'è arrivata in ambulanza dopo tre lunghi giorni di viaggio. Un viaggio verso la speranza. Chiede continuamente dove siano i genitori e i suoi due fratelli uccisi in guerra. Ora ha bisogno di fare riabilitazione e di riposo, lontano dalla televisione e dai social network. "Sofia presenta una tetra paresi, prevalente a destra, esito di ferita da arma da fuoco, le principali in sede cervicale e cranica. Le condizioni sono stabili" ha spiegato Amalia Allocca, direttore sanitario dell'Irccs San Raffaele. La bambina non ha sensibilità nelle braccia e in una delle due gambe, per un danno a una vertebra. Sale ogni giorno con l'inasprirsi del conflitto in Ucraina il numero delle vittime, tra le quali anche decine di bambini, che vengono feriti, uccisi e mutilati da schegge, proiettili e bombe.
Sofia unica superstite della sua famiglia sterminata in Ucraina
Sofia è arrivata a Roma venerdì sera, dopo un lungo viaggio in ambulanza insieme alla nonna, che non la lascia mai sola. Ora è la sicuro, lontano da quella che un tempo era casa sua e in cui ha perso tutta la famiglia. Non ricorda nulla e chiede dove siano i suoi genitori Anton Kudrin e Svetlana Zapadynskaya, il fratellino di cinque anni Semyon e la sorella di dieci Polina, tutti morti nel conflitto tra Russia e Ucraina. Al momento in cui sono accaduti i drammatici fatti la famiglia si trovava in auto, quando è stata daggiunta da una raffica di proiettili. I genitori e Polina sono morti subito, mentre Sofia e Semyon sono stati soccorsi e trasportati in ospedale. Quest'ultimo però non ce l'ha fatta ed è morto insieme a suo papà, a sua mamma e a sua sorella. Le sue condizioni di salute erano gravi, era ricoverato in terapia intensiva all'Okhmatdyt Children's Hospital e si trovava attaccato ad un ventilatore, che gli permetteva di respirare. Le sue condizioni sono precipitate nelle ore successive al ferimento fino a condurlo al decesso.