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Silvia, vittima di stalking da parte dell’ex: “150 chiamate al giorno, mi ammazzava di botte”

Perseguitata giorno e notte, impossibilitata a trovare un lavoro a causa dell’ex. Massacrata di botte fino a pensare di morire. Silvia racconta la sua storia da vittima di stalking e, dopo una petizione lanciata su change.org, chiede che le donne non siano lasciate da sole quando i loro vessatori lasciano il carcere.
A cura di Natascia Grbic
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"L'ho visto strano e ho capito che si era drogato, quindi gli ho detto di andare in farmacia e prendere un test per le urine. Non voleva, ho insistito e mi ha picchiata. Ho provato a reagire, gli ho spruzzato lo spray al peperoncino ma me lo ha strappato di mano. Sono corsa a nascondermi in bagno, ma vivevamo al piano terra ed è entrato dalla finestra. Sono scappata fuori e lì mi ha massacrata di botte. Non riuscivo più a muovervi, ero convinta che mi avrebbe ammazzata. Sono viva perché un suo amico ci ha visti e lo ha tirato via, altrimenti non sarei qui a raccontarlo".

Silvia ha trent'anni e vive a Latina. La sua vita non è più la stessa da quando deve avere a che fare con il suo ex fidanzato, una persona tossicodipendente che la perseguita da tempo. L'ha picchiata più volte, minacciata di morte, seguita al lavoro, chiamata più di cento volte al giorno. Ha minacciato il suo nuovo compagno e preso a pugni il fratello. Lei ha perso il lavoro perché dovunque viene assunta lui si presenta e inizia a urlare. Ha una figlia di undici anni e sta pensando seriamente di cambiare città per trovare un ambiente più sereno. Ma l'ombra del suo ex è una costante.

"Lui ha problemi mentali che si sono acuiti con la tossicodipendenza, deve essere curato – spiega Silvia – Polizia e carabinieri sono intervenuti varie volte ma a lui non interessa nulla, né delle denunce né dei divieti di avvicinamento. Ora è in carcere, ma per quanto? Ho paura che quando uscirà tornerà a perseguitarmi, e che una volta o l'altra riuscirà ad ammazzarmi".

Silvia e il suo ex si sono messi insieme nel 2016. Poco dopo è entrato nella comunità di San Patrignano per problemi di tossicodipendenza, ma un anno dopo ha deciso di interrompere il percorso di recupero. "L'ho accolto a braccia aperte perché pensavo di poterlo salvare, ero innamorata persa – continua la ragazza – All'inizio era tutto perfetto, ma poi ha cominciato a drogarsi di nuovo. E nel 2019 sono cominciate le botte".

Inizialmente Silvia non è andata al pronto soccorso. "Non volevo lo arrestassero, e poi avevo paura si potesse incattivire nel caso lo avessi denunciato. Nel 2021 non ce l'ho più fatta e l'ho lasciato, ma ha cominciato a perseguitarmi". L'incubo era solo all'inizio. "Si presentava sotto casa dei miei genitori alle 4 del mattino, mi seguiva varie volte dove lavoravo, entrava con un coltello e minacciava di uccidersi. Varie volte sono intervenuti polizia e carabinieri, l'ho denunciato e ho ottenuto il divieto di avvicinamento, ma non ha mai smesso di tormentarmi".

"Creava profili falsi su Facebook per controllare me, i miei amici, la mia famiglia. Diceva che avrebbe ammazzato me e il mio compagno, poi mi inviava foto in cui si tagliava le braccia". Silvia non rispondeva mai a questi messaggi. Ma un giorno è avvenuto un episodio allarmante. "Mi ha chiamata dicendo che si sarebbe dato fuoco davanti a me. Ho avvertito la sorella, che però mi ha detto di non dare peso alle sue parole. Sono uscita di casa e poco dopo ho visto i pompieri correre in direzione della mia abitazione. Era arrivato davanti casa mia con l'auto della sorella, e l'aveva incendiata".

Mesi passati in questo modo, con il terrore di uscire di casa. Fino a che un giorno l'ex di Silvia chiama il fratello per dirgli che si sarebbe ucciso se la ragazza non avesse parlato con lui. "Adriano lo ha ignorato. La sera stessa mi ha chiamato dicendomi ‘sto venendo ad ammazzare tuo fratello‘, ma non gli ho creduto. Sono uscita per andare al tabaccaio, ma quando sono scesa dalla macchina l'ho visto correre verso di me. Sono risalita subito e ho bloccato le portiere, e mi sono nascosta in un garage. Nel frattempo continuava a chiamarmi dicendomi di tornare a casa. Fino a che mi ha telefonato mia madre, sentivo delle urla, sono tornata verso la mia abitazione e l'ho visto mentre picchiava mio fratello".

Adesso l'ex di Silvia è stato arrestato e si trova in carcere a Velletri. Ma lei ha paura di cosa potrà accadere quando uscirà di prigione. Silvia ha organizzato un flash mob a Roma per sensibilizzare le persone sul tema dello stalkig, mentre Il fratello ha lanciato una petizione su change.org, che ha raggiunto quasi 25mila firme, indirizzata al presidente della Camera Roberto Fico, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Mario Draghi. "Chiediamo un inasprimento delle pene, il braccialetto elettronico geolocalizzatore, e l'assistenza psicologica a 360 gradi per le vittime di stalking – si legge sulla petizione – oltre a una perizia psichiatrica sullo stalker e cure per cercare di guarirlo. Perché il carcere finisce, ma la malattia no se non viene curata".

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