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“Sette ore in barella senza antidolorifico, ecco la sanità nel Lazio”: la denuncia del consigliere Trombetti

Il consigliere capitolino Yuri Trombetti racconta una notte al pronto soccorso del San Camillo di Roma: “Si è persa la dignità del paziente”.
A cura di Francesco Esposito
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Foto da Facebook
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Steso su una panchina ad aspettare una visita, solo una dottoressa in turno e oltre cinque ore senza antidolorifico. Questa è la sintesi della nottata vissuta dal consigliere capitolino Yuri Trombetti al pronto soccorso dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma tra sabato 27 e domenica 28 dicembre 2025. "Quello che ho visto è la perdita totale della dignità del paziente – racconta a Fanpage.it -. In venticinque buttati in una stanza, un odore tremendo. Una situazione catastrofica. Come fa una sola dottoressa a coprire un turno dal pomeriggio alla mattina successiva? Poi ci raccontano che la sanità nel Lazio va meglio".

La notte di Trombetti al pronto soccorso del San Camillo

La disavventura del consigliere del Partito Democratico in Campidoglio incomincia alle 22.30, quando arriva al pronto soccorso nel quartiere Gianicolense a causa di una colecisti infiammata. "Mi hanno fatto subito delle prime analisi, oltre all’accettazione. Dopo circa un’ora e mezza mi hanno chiamato per l’ecografia – racconta Trombetti -: è finita a mezzanotte e trentaquattro. Da quel momento fino alle 5:00, cioè fino a quando non mi sono fatto avanti io chiedendo che fine avesse fatto la mia pratica, sono rimasto lì senza antidolorifico".

Più di cinque ore passate in una condizione che definisce "pazzesca": "C’è questa stanza dove la scrivania della dottoressa sta in mezzo a tutte queste barelle, circa venti o venticinque, e noi buttati lì dentro. C’era gente che stava lì dalle 13 del giorno prima e che, quando sono arrivato io, se n'è andata perché aveva fatto solo l’accettazione. Altri stavano lì dalle quattro del pomeriggio. Non c’erano urgenze particolari da quello che ho visto: c'è stato un solo caso davvero urgente", aggiunge il consigliere.

"Una ragazza è arrivata a urlare per farsi dare un antidolorifico"

"Accanto a me c’era una ragazza con un'infiammazione ai polmoni, stava male – continua il racconto di Trombetti -. Una ragazza è andata più volte a chiedere un antidolorifico arrivando anche a urlare. Le rispondevano sempre che doveva aspettare". Dopo cinque ore dall'ecografia, per il consigliere, che lamentava forti dolori all'addome, arriva anche la beffa: "Alle 5:00 la dottoressa mi chiede: ‘Come va con l’antidolorifico?'. Io le rispondo che non me ne era stato dato nessuno. A quel punto me ne prescrive uno a cui sono allergico. ‘Ah, ma lei non l'ha dichiarato', mi dice. Il problema è che sbaglia anche il verbale del pronto soccorso, perché scrive: Solo ora riferisce dell'allergia. Invece già, come ho visto il giorno dopo, all’accettazione era scritto: Riferisce allergia ad alcuni farmaci".

"Problema organizzativo e di spazi"

Un servizio, quello raccontato da Trombetti, che sarebbe la manifestazione di mancanze più a monte: "C'è sicuramente un problema organizzativo. Capisco le ferie, per carità, ma i turni vanno organizzati meglio. Come fa una dottoressa a restare da sola tutte quelle ore? Ma c'è anche problema di amministrazione, di fondi e di spazi. Serve un’accoglienza più decorosa. Eravamo in una stanza con panchine come barelle di fortuna. Accoglienza zero e pazienti trattati come numeri", aggiunge il consigliere.

"Prima gastroscopia disponibile in sette mesi"

L'esperienza negativa con la sanità di Yuri Trombetti non si ferma qua. "Ho fatto richiesta per una gastroscopia e una colonscopia e mi hanno detto che non sarebbe stata possibile prima di 7 mesi. Se avessi potuto fare prima le visite, forse non sarei arrivato a questo livello di colecistite", conclude. Un'esperienza che assomiglia a quella di quasi la metà dei laziali, che, secondo quanto raccolto dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, non ottiene l'appuntamento medico richiesto. Sale al 70% la fetta di cittadine e cittadini che si è scontrato con liste d'attesa chiuse nell'ultimo anno.

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