Sesso orale al fidanzato in carcere, la psicoterapeuta: “Intimità non premio ma diritto alla salute mentale”

"Poter vivere la sfera dell'affettività e della sessualità in carcere non è un premio, ma un diritto alla salute mentale". Fanpage.it ha intervistato Roberta Biondi, sessuologa e psicoterapeuta per un approfondimento sul binomio sesso-carcere, partendo dal caso raccontato da Fanpage.it della donna ex detenuta difesa dall'avvocato Antonino Castorina, che ha praticato del sesso orale al fidanzato durante i colloqui nell'istituto penitenziario di Civitavecchia.
Un comportamento per il quale la donna ha ricevuto una denuncia e rischia da quattro mesi a a quattro anni a sei mesi di reclusione per atti osceni in luogo pubblico. All'estero ci sono già esempi virtuosi di spazi nelle carceri in cui le coppie si possono incontrare in intimità. In Italia i casi sono sporadici, come ad esempio la stanza dell'affettività che aprirà sabato 6 dicembre nella casa circondariale di Torino.
In che modo la possibilità di vivere momenti di affettività e sessualità in carcere incide sul benessere psicologico dei detenuti e sul loro percorso rieducativo?
È importante porre l'attenzione sul tema dell'affettività e della sessualità all'interno delle carceri, perché si parla del benessere psichico dell'individuo. La funzione del carcere infatti oltre che punire una persona per un determinato reato è quella di favorire un reinserimento sociale. Il primo ‘luogo ponte' per chi ha finito di scontare la pena è proprio la famiglia che ha lasciato prima di entrarci. Ma se durante il periodo di detenzione non ci sono state le condizioni per nutrire il legame, perché è stata vietata l'affettività e la sessualità si va a sabotare anche il programma successivo di reinserimento sociale a causa delle difficoltà nel mantenimento dei rapporti con il partner.
Che effetti può avere la negazione o la limitazione dell’affettività sull'individuo in carcere, sulle relazioni familiari e di coppia, e più in generale sul reinserimento sociale dopo la detenzione?
La sessualità è un bisogno fondamentale per l'equilibrio psicofisico delle persone, che se ne vengono private si possno andare a creare dei danni. Le conseguenze saranno persone con alti livelli di frustrazione, rabbia, disregolazione emotiva, depressione, con degli acting out anche violenti, comportamenti impulsivi e trasgressivi. Le modalità se la sessualità non viene esperita saranno fuori luogo, con atti impulsivi o trasgressivi (come l’episodio citato nell’articolo di Fanpage.it), le conseguenze per la mancanza di affettività possono essere pericolose per se stessi o per gli altri, con comportamenti aggressivi nei confronti degli altri detenuti e nei casi più gravi verso se stessi. Ciò all'interno del sistema carcerario italiano va a minare un clima già critico per il sovraffollamento, andando a gravare anche sul lavoro degli operatori.
L’Italia non ha ancora una legge nazionale che regoli i colloqui intimi in carcere. Quali rischi e conseguenze comporta questa assenza di norme, sia per i detenuti che per le istituzioni?
In Italia dal punto di vista normativo non c'è nulla che regoli l'affettività e sessualità in carcere. Serve una cornice normata entro la quale muoversi, che indichi in maniera chiara a livello nazionale tempi, spazi e modalità. Andrebbero istituite delle stanze con protocollo e regolamento interno con particolare attenzione alla salute, per evitare situazioni di promiscuità. Andrebbero formati gli operatori, in modo che agiscano in maniera adeguata. Non regolamentare l'affettività e la sessualità nelle carceri è un vuoto normativo importante e urgente, che produce solo aspetti negativi.
In altri Paesi esistono regolamentazioni che garantiscono spazi e tempi dedicati all’affettività. Quali modelli si potrebbero adattare al contesto italiano?
Spagna, Portogallo, Canada e vari Paesi degli Stati Uniti sono alcuni che hanno adottato le stanze dell'affettività. Inserire questi spazi all'interno delle carceri ha dato esiti positivi, si è registrato un calo dei comportamenti aggressivi e una maggiore aderenza ai programmi di trattemento e reinserimento lavorativo e sociale. Ci sono già delle evidenze che questo sistema regolamentato funziona. Il problema è che in Italia quando si parla di affettività e sessualità nei vari contesti, dalla scuola con l'educazione sessuo-affettiva fino appunto alle carceri è acnora oggi considerato un tabù. Ma serve affrontare l'argomento in maniera urgente e sistemica.