Semplificazione urbanistica, Valeriani (Pd): “Sui cinema chiusi la più grande sconfitta politica di Rocca”

Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato la nuova legge sulla semplificazione urbanistica. Una norma che le opposizioni hanno duramente contestato e, dopo una notte intera di scontri in aula, è stata stralciata la parte che prevedeva regole più snelle per la ricoversione dei cinema abbandonati da anni a Roma e nel Lazio.
"Questa è, a mio avviso, la più grande sconfitta politica del presidente Rocca e della sua maggioranza. Su questo tema avevano costruito l’intero impianto della legge. Tutto il resto serviva solo a mascherare l’obiettivo vero: cambiare la destinazione d’uso dei cinema", ha spiegato a Fanpage.it, Massimiliano Valeriani, consigliere regionale del Pd.
Dopo una notte intera di lavoro e scontri in aula, è stata approvata la legge sulla semplificazione urbanistica, che voi avete contestato per mesi. Quali sono, secondo voi, le caratteristiche più pericolose di questa norma?
Questa legge è stata presentata più di un anno e mezzo fa, quindi non è il frutto di una notte, ma di una battaglia politica lunga e faticosa. È un impianto normativo totalmente confuso e pericoloso.
Le opposizioni, unite, hanno lottato per mesi per impedire alla destra di approvare una legge che rischia di mettere in discussione il sistema delle tutele e delle difese del nostro territorio.
Per fortuna, siamo riusciti a scongiurare alcune delle parti più pericolose, ma altre sono rimaste e produrranno effetti molto negativi.
Quali sono, nello specifico, le disposizioni più gravi che sono rimaste nel testo?
Quelle relative alla cosiddetta rigenerazione urbana, che io definisco invece degenerazione urbana. Si tratta di un impianto completamente distante, anche culturalmente, dal vero significato del termine.
Con questa legge, si consente un aumento delle volumetrie fino al 60% per tutti gli interventi. Significa nuovo consumo di suolo. Ma soprattutto, si permette la demolizione e ricostruzione con trasferimento delle cubature: non più nel luogo dell’intervento originario, ma in un’altra zona del territorio.
Questo vuol dire negare completamente l’idea stessa di rigenerazione, che dovrebbe servire a riqualificare un’area degradata, lì dove si trova. Qui, invece, si parla di espansione edilizia, di speculazione, e di consumo del suolo. Altro che rigenerazione.
Veniamo al tema dei cinema abbandonati, su cui invece avete ottenuto un risultato. La destra però dice: “Meglio farci qualcosa piuttosto che lasciarli chiusi”. Cosa rispondete?
Intanto va detto che i cinema, laddove presenti, esistono perché i piani urbanistici prevedevano che fossero tali. Anche se oggi molti sono chiusi, la questione è come rilanciarli, non come cancellarli.
Noi abbiamo sempre sostenuto che, pur nella crisi del settore, quegli spazi possono essere rilanciati come luoghi di attività culturali — anche diverse dal cinema — e magari affiancati da attività commerciali compatibili. Ma è un conto fare questo, un altro è trasformarli in centri commerciali, soprattutto nei centri storici delle città.
E perché sarebbe così grave?
Perché parliamo di un impatto urbanistico devastante. Si andrebbero a creare problemi enormi di viabilità, parcheggi, carico urbanistico. Si distruggerebbero spazi che oggi potrebbero tornare a essere luoghi di socialità e cultura, trasformandoli in nuove strutture commerciali totalmente avulse dal contesto urbano.
Per fortuna, questa parte della legge è stata cancellata. Non esiste più. È stata una vittoria netta delle opposizioni e della mobilitazione cittadina.
Pensa che Rocca proverà a riproporla in futuro, magari in altro modo?
No, penso proprio di no. Culturalmente, su questo tema la destra ha perso. E ha perso male. Non ci sono più le condizioni politiche per riproporre quel tipo di intervento: nessuno l’ha sostenuto, nemmeno altri pezzi della maggioranza. È una battaglia chiusa. E, secondo me, definitivamente.