Scomparsa Emanuela Orlandi, Roberto Morassut: “Vaticano venga a riferire in commissione”

"L'auspicio sul Vaticano è ci possano essere figure e persone in grado di mostrare la volontà di portare in commissione una testimonianza, qualcosa che possa essere proficuo alla commissione. noi possiamo agire fino a un certo punto perché, dal punto di vista formale, servono rogatorie e le nostre procedure difficilmente riuscirebbero ad arrivare al termine in tempi utili". Queste le parole del vicepresidente della commissione bicamerale d'inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, il deputato Roberto Morassut.

Le figure del Vaticano in commissione d'inchiesta
Molte delle amiche di Emanuela Orlandi avrebbero fatto riferimento a figure religiose che sembra orbitassero intorno alla quindicenne. "Non siamo ancora riusciti a chiarire se eventuali personaggi vicini al Vaticano possano aver avuto un ruolo nel suo rapimento né abbiamo notato alcun atteggiamento che possa celare la volontà di non chiarire. Sicuramente, però, ci ancora personalità che possono aiutarci a capire se sia reale il coinvolgimento di qualche singola personalità, altrimenti resterà sempre nel mistero e nel sospetto", sottolinea a Fanpage.it.
"Per questo auspico che questo passo venga fatto: noi possiamo richiederlo, ma le procedure sono troppo lunghe per la vita residua della commissione, ribadisce.
I lavori della commissione d'inchiesta Orlandi-Gregori: a che punto siamo
I lavori della commissione sono ripresi da poco più di un mese dopo la pausa estiva e, con essi, anche le audizioni. "Restano quattro le piste principali: ricatto internazionale, ricatto finanziario, fino alla pista di natura sessuale, che si può scomporre in diverse a seconda delle figure coinvolte e ai rapimenti – sottolinea Morassut – Noi stiamo cercando di sistemarle sulla base delle audizioni che abbiamo svolto e dei documenti consultati per poi approfondirle". Ogni membro della commissione, ascoltando le figure interrogate e studiando il caso, ha avuto modo di costruire un'opinione sulla vicenda.

"Non esiste ancora un indirizzo formale della commissione, dobbiamo continuare a lavorare – continua, ribadendo quanto già accennato in passato – Nel tempo, però, la mia opinione ha iniziato a formarsi. Secondo me la pista del rapimento a fini sessuali è quella che può portarci più vicino alla verità". Un'ipotesi che, secondo il vicepresidente, unirebbe i destini delle due ragazze, nonostante, secondo gli avvocati delle loro famiglie, Laura Sgrò per Orlandi e Nicodemo Gentile per Maria Antonietta Gregori, si tratterebbe di due vicende completamente slegate.

Le piste prese in considerazione dalla commissione
"Se da una parte il ricatto internazionale, a mio avviso, è completamente da scartare e, in merito alla pista del ricatto finanziario, non sono mai emersi, almeno finora, dei riscontri concreti, dall'altra potrebbero essere state rapite a fini sessuali: magari non da una regia unica, con un disegno criminale unitario, ma due episodi diversi avvenuti per gli stessi scopi – sottolinea – I primi sviluppi delle indagini, in questo senso, per quanto riguarda il caso Orlandi, avrebbero avuto riscontri già nel luglio del 1983, con le ipotesi dal mondo della cinematografia pornografica e della pedofilia con dei personaggi che, in qualche maniera, potrebbero aver sfiorato la vita di Emanuela".
Escluso dai filoni d'indagine sul caso Orlandi, invece, la pista di Londra così sostenuta da Pietro che, per cercare di approfondirla, è tornato in commissione dopo la prima audizione in apertura dei lavori. "Dopo aver consultato tecnici e con apporti scientifici, abbiamo ritenuto che questa pista fosse basata su documenti non veritieri e che non avesse alcun tipo di sbocco dal punto di vista della ricerca della verità – puntualizza – Ma questo non vuol dire che non consideriamo utile l'apporto che Pietro Orlandi può dare al lavoro questa commissione".

L'ipotesi di Morassut: "Rapimenti con diversa regia, ma stesso scopo"
Un'opinione che Morassut ha espresso già lo scorso marzo. "Non ho cambiato idea e, anche in questi sette mesi, piuttosto che vacillare ho rafforzato in realtà questa opinione – aggiunge – Ma sono pronto a rivederla di fronte a fatti concreti che, almeno per il momento, non sono emersi".
La commissione bicamerale d'inchiesta, però, ha il compito di ricostruire una verità storica e non di basarsi su opinioni. "Dobbiamo ricordarci, però, che la commissione non ha il compito di scoprire il colpevole o risolvere un giallo, ma di ricostruire e poi trasmettere gli elementi alle procure che stanno indagando, nella speranza che possano trovare utile il nostro materiale. per questo stiamo facendo un lavoro molto serio, senza scandalismi".

Il caso di scomparsa di Mirella Gregori: "Tutto si risolve nel bar dell'amica Sonia"
Il caso di Mirella Gregori, quindi, secondo Morassut non sarebbe avvenuto nell'ambito della rete più vicino alla ragazza, come lo stesso avvocato Nicodemo, invece, aveva ipotizzato a Fanpage.it. "Io credo che la scomparsa sia maturata nel suo quartiere e che, forse, fosse già attenzionata da almeno un paio di anni da chi l'ha rapita. Nello specifico, il bar dei genitori della migliore amica, Sonia De Vito, potrebbe aver avuto un ruolo fondamentale. Occorrerebbe cercare di ricostruire quanto accaduto in quell'ultimo pomeriggio nel locale, fra Mirella e l'amica, per avere un'idea più chiara dell'accaduto".
Il bar dei De Vito, infatti, era frequentato dai più svariati tipi di persone fra cui, secondo il barista che lavorava all'epoca nel locale, anche Enrico De Pedis della banda della Magliana e Marco Accetti, riconosciuto come cliente quando la deputata del Movimento Cinque Stelle, Stefania Ascari, gli ha mostrato una sua foto.
