Schiaffeggia la figlia 12enne che invia foto intime ad un ragazzo: condannata a 1 anno e mezzo

È successo dopo aver scoperto che la figlia, una ragazzina di 12 anni, aveva inviato delle foto intime ad uno sconosciuto su Instagram: la mamma, una donna di quaranta anni, l'aveva colpita con uno schiaffo sul mento, procurandole una piccola perdita di sangue.
Per quel gesto, la donna è stata condannata per maltrattamenti in famiglia ad un anno e sette mesi di carcere, ma i giudici hanno deciso di sospendere la pena per un percorso di recupero che dovrebbe iniziare nei prossimi mesi. Per lei il pubblico ministero aveva richiesto tre anni di carcere.
La denuncia della dodicenne e i precedenti
A segnalare quanto accaduto è stata proprio la ragazzina durante un colloquio con gli assistenti sociali nel 2019: dopo la sua denuncia, durante la quale sono state raccontate anche le umiliazioni subite per il mancato aiuto con la pulizia della casa, è stata aperta l'inchiesta e poi è scattato il rinvio a giudizio.
Secondo le ricostruzioni, lo schiaffo che ha colpito la ragazzina risale al mese di febbraio del 2016, ma per gli inquirenti i primi maltrattamenti sarebbero iniziati nel 2012. Durante un controllo di quel periodo, i servizi sociali hanno trovato nel caos la casa in cui la ragazzina viveva con la mamma, i due fratellini e la nonna, oggi defunta. Secondo quanto raccontato dalla donna imputata, la responsabile della confusione sarebbe stata la ragazzina, che non l'aiutava con le faccende domestiche.
Lo schiaffo
Secondo i giudici, invece, a segnare l'inizio dei maltrattamenti sarebbe stato proprio l'episodio dello schiaffo, nel 2016. Secondo l'accusa, la madre avrebbe preso il telefonino della ragazzina e, controllandolo, si sarebbe accorta della presenza di foto osè inviate ad uno sconosciuto di 19 anni (mai rintracciato) su Instagram. Dopo il rimprovero, lo schiaffo. L'avvocato della madre, durante la sua arringa difensiva, si è chiesto se uno schiaffo alla figlia per aver inviato una foto osé ad uno sconosciuto fosse da considerarsi maltrattamenti.
Ma oltre al gesto violento, i giudici hanno ritenuto di dover far valere il peso psicologico addossato alla ragazzina che secondo la madre, oltre che della casa, si sarebbe dovuta occupare anche dei fratellini e della nonna mentre lei, che stava crescendo i figli da sola senza poter fare affidamento sul padre, era al lavoro. Il periodo di maltrattamenti, sia per giudici che inquirenti, si è chiuso nel 2o19 con l'apertura dell'inchiesta e l'inizio delle indagini dei servizi sociali da piazzale Clodio.