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Sapienza giorno dopo, studente: “Di quel momento ricordo il rumore dei manganelli sui nostri corpi”

All’indomani di quanto accaduto a Sapienza, Fanpage.it ha raccolto le testimonianze di due studenti presenti durante gli scontri con la polizia.
A cura di Beatrice Tominic
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"Erano lì già due ore prima che iniziasse la conferenza. Chiedevano a tutti quelli che entravano in facoltà dove dovessero andare, soprattutto se si trattava di gruppi – così esordisce uno degli studenti di Sapienza presente nel dipartimento di Scienze Politiche ieri mattina, quando i poliziotti hanno preso a manganellate gli studenti – La situazione è apparsa subito tesa".

La scena che da ieri è impressa nella mente di tutti, anche di chi non era presente fisicamente in ateneo, risale alla tarda mattinata, verso le ore 10, quando i poliziotti hanno preso manganellate gli studenti in presidio. È proprio alle 10 che è iniziato l'evento sul "capitalismo buono" organizzato da Azione Universitaria, associazione collaterale a Fratelli d'Italia. Presenti, in aula, Daniele Capezzone e Fabio Roscani, deputato di Fratelli d'Italia e presidente di Gioventù Nazionale, la giovanile del partito di Giorgia Meloni. Con loro anche due docenti.

"Quando abbiamo saputo che era stata concessa l'aula per l'evento, abbiamo deciso di organizzare un presidio davanti alla facoltà. Non era stata invitata neppure una controparte: quando alcuni hanno provato ad organizzare incontri simili tempo fa, come quelli su Palestina e Kurdistan, senza la presenza di una controparte si doveva rinunciare all'evento – ha continuato lo studente – Così abbiamo deciso che saremmo stati noi, in presidio, la controparte mancante".

L'arrivo in università: "Alle 8 c'era già la polizia"

"Noi siamo arrivati alle 8 di mattina: già erano presenti i poliziotti in borghese che camminavano davanti e dentro alla facoltà. Hanno chiesto a tutte le persone che entravano, specialmente ai gruppi, dove andassero. Così alcuni sono entrati per seguire le lezioni, altri sono rimasti fuori in presidio. Quando è iniziato l'evento sono state chiuse le porte della facoltà e, poco dopo, è stato anche chiuso il cancello: la facoltà era blindata, a nessuno era permesso di entrare o uscire".

Fuori sono rimasti i ragazzi del collettivo di Scienze Politiche, insieme ad altre associazioni, gruppi studenteschi e altri studenti che volevano restare in presidio: "Era tutto blindato. Abbiamo chiesto alla polizia di appendere uno striscione, per far vedere che non c'erano soltanto gli studenti di Azione Universitaria all'interno della facoltà, ma che la facoltà era piena di tanti altri contenuti e di tante altre soggettività che portano avanti una visione del mondo e della nostra società – ha continuato lo studente – Abbiamo ricevuto soltanto un netto rifiuto, per una questione di sicurezza. Ci hanno anche fatto un po' ridere, in quel momento c'era già una quindicina di poliziotti a presidio di una facoltà universitaria", ha specificato.

L'inizio degli scontri

"Poi è stata schierata la celere e noi ci siamo ritrovati con quattro camionette della polizia nella nostra facoltà. Dopo sono partite le cariche, a loro dire, di alleggerimento. Ma i video mostrano bene cosa è realmente successo", ha continuato il ragazzo.

"Nessuno di noi era armato ed eravamo tutti a volto scoperto – ha aggiunto un'altra ragazza presente al momento degli scontri – I primi a spingerci sono stati gli agenti della Digos, poi è arrivata la celere con caschi, scudi e manganelli. Le spinte si sono fatte più violente. Fino a quando la situazione non è degenerata".

Sono partite le manganellate contro studenti: "Gli scontri sono andati avanti per una trentina di minuti almeno. A partire da quel momento il numero di persone presenti è aumentato: molti che passavano davanti alla facoltà hanno deciso di rimanere – ha raccontato la ragazza – Sono partiti i colpi di manganello su gambe e braccia, un ragazzo è stato colpito alla testa e successivamente è stato medicato con qualche cerotto. Uno è stato preso e allontanato dagli altri, lo hanno portato dentro all'edificio e lo hanno identificato", ha ricordato.

"Tutti gli occhi sono rimasti puntati su ciò che stava succedendo davanti all'entrata: anche i docenti hanno interrotto le lezioni. Io di quel momento ricordo soltanto il rumore dei manganelli sui nostri corpi".

L'assemblea e il corteo verso la rettrice

Dopo gli scontri è partito un corteo per tutta l'università. "Prima abbiamo improvvisato un'assemblea nel cortile di Scienze Politiche: sapevamo che la rettrice è l'unica persona che può permettere alla polizia di entrare e volevamo avere un incontro con lei. Ma si è rifiutata. Anzi, nelle dichiarazioni di ieri ha anche condannato il comportamento violento tenuto da noi studenti ("Vista la particolare veemenza delle proteste di un gruppo di persone intenzionate ad entrare in aula per interrompere il convegno" ha scritto la Rettrice in nota stampa, ndr). Violenze da parte nostra, però, non sono mai esistite". E il corteo non ha avuto  l'esito sperato: "Inizialmente aveva concesso ad una piccola delegazione di essere ricevuta. Poi, però, non siamo stati accolti e la manifestazione si è sciolta".

Il giorno dopo gli scontri a Sapienza

I feriti sono ancora in fase di ripresa: "Un ragazzo è stato colpito alla testa e perdeva sangue. Ad un'altra hanno lasciato il segno di una manganellata su una gamba – continuano i due – Oggi stanno meglio, ma non si sono ripresi del tutto e sono ancora sotto antidolorifici".

L'accaduto ha scosso la comunità accademica: "Mi mancano le parole, è stato molto pesante emotivamente – ha rivelato il ragazzo a Fanpage.it – Ho trovato una foto (in apertura) di una ragazza in lacrime, davanti all'entrata della sua università, mentre era rassicurata da un'amica: dietro di loro c'è il gruppo di poliziotti. Non credo servano parole, mi sento esattamente come lei. Ma non abbiamo paura, adesso c'è soltanto tanta rabbia e tanta tristezza, ha sottolineato.

"L'università, come tutti i luoghi del sapere, deve essere un posto in cui studiare ma anche confrontarsi, conoscere persone, formare una propria coscienza critica – hanno sostenuto – Pensare all'università soltanto in relazione allo studio è riduttivo. Non si tratta solo di apprendimento, ma di crescere, trovare interessi e formarsi una propria visione del mondo". La discussione, nel frattempo, è arrivata nelle aule durante le lezioni della mattina: "Alcuni insegnati si sono schierati contro quanto accaduto, altri non si sono espressi: neanche il presidente di facoltà ha ancora commentato quanto accaduto".

Anche per l'altra studente quello che è accaduto ieri è inaccettabile: "È un'ingiustizia: non possiamo che prenderla come una posizione politica chiara – ha detto – Sono scioccata da quello che ho visto, non me lo sarei mai immaginato. Eppure non sono stupita: tutto torna".

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