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Scontri alla Sapienza, Zeppieri (Polo Progressista): “Studenti devono schierarsi, neutralità è un pericolo”

“Proprio ieri ho avuto un incontro con le studentesse e gli studenti in Commissione della Regione Lazio e ho sottolineato come lo scenario attuale necessitasse di una presa di posizione e di una chiarezza che potesse dare ai fatti la giusta gravità. Mi è dispiaciuto essere l’unica a intervenire in tal senso”, ha spiegato a Fanpage.it la consigliera regionale Alessandra Zeppieri, Polo Progressista.
A cura di Enrico Tata
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"Credo che le Università siano il fulcro del pensiero e nel pensiero è insito il dibattito, il confronto e a volte anche lo scontro. Purtroppo le loro voci di protesta per quanto sta accadendo a Gaza sono state sistematicamente messe a tacere, con la totale mancanza di ascolto all’interno degli stessi atenei, con la sottovalutazione da parte della politica e troppo spesso anche con i manganelli", ha raccontato ai microfoni di Fanpage.it, Alessandra Zeppieri, consigliera regionale del Polo Progressista. Dopo gli scontri di ieri, oggi gli studenti si sono incatenati alla Sapienza e hanno iniziato uno sciopero della fame.

Consigliera lei è d'accordo con la protesta degli studenti, che oggi si sono incatenati e hanno cominciato lo sciopero della fame alla Sapienza?

Gli studenti e le studentesse dell’Università della Sapienza stanno facendo l’unica cosa possibile quando si parla di conflitti: prendere parte. Cullarsi nell’illusione, infatti, che sia giusto mantenersi neutrali è un pensiero pericoloso che allontana dal giusto esercizio democratico e dallo schierarsi per difendere un ideale, un concetto, un popolo. Lo sciopero della fame che arriva oggi è il loro unico modo di portare all’attenzione un dissenso che altrimenti non avrebbe spazio e sarebbe relegato, come sempre accade quando si parla di temi a loro cari, a “ragazzate” da un mondo che non è pronto a dargli il giusto spazio.

In molti hanno criticato proprio gli studenti per quanto accaduto ieri e per gli scontri con la polizia. Alcuni hanno detto che ‘la sinistra sta con gli studenti violenti'. Secondo lei?

Continuare a pensare alle studentesse e agli studenti come marionette da poter sfruttare da una o dall’altra parte politica è ingiusto nei loro confronti. Avere alcune visioni simili, pensarla nello stesso modo su di un determinato argomento, possedere sensibilità sovrapponibili, non fa della loro lotta una lotta meno importante. Se solo si fosse dato loro ascolto prima, magari, a determinati momenti di tensione non si sarebbe mai giunti perché l’uso della forza per reprimere una manifestazione di dissenso è sempre una sconfitta. E non lo è per la sinistra ma per tutto il nostro Paese.

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Il governo ha qualche problema, secondo lei, con la gestione del dissenso? Qualcuno ha parlato di ‘manganelli facili'…

Il Governo sta attuando ormai da mesi un sistema, molto efficace, di eliminazione del dissenso. Lo sta facendo in ambito comunicativo, e lo abbiamo visto con la Rai, il suo continuativo depauperamento e con scelte quanto meno discutibili sulle tematiche affrontate o non affrontate affatto; lo sta facendo in ambito di diritti con il controllo dei corpi e la ricerca di invadere spazi con le sue ramificazioni associative; lo sta facendo con la scuola che diventa sempre più luogo di “punizione”, dove non c’è spazio per le diverse personalità, emotività ed esigenze del singolo. E ovviamente lo sta facendo con i manganelli, in particolare nelle Università e contro le ragazze e i ragazzi che sembrano gli unici ad avere il coraggio e la forza, in questo momento, di portare avanti lotte di giustizia sociale.

Nello specifico è d'accordo con quanto sostengono gli studenti su quanto sta avvenendo a Gaza e a quel che i ragazzi definiscono un ‘genocidio'?

Proprio ieri ho avuto un incontro con le studentesse e gli studenti in Commissione della Regione Lazio e ho sottolineato come lo scenario attuale necessitasse di una presa di posizione e di una chiarezza che potesse dare ai fatti la giusta gravità. Mi è dispiaciuto essere l’unica a intervenire in tal senso mentre nel resto dei discorsi si è continuato ad affermare che non bisognava chiedere agli studenti di schierarsi. Trovo più che giusto quello che chiedono e affermano. In fondo la loro è una richiesta a interrompere le collaborazioni di ricerca e didattiche che legano la formazione all'industria della guerra e a Israele, così come già avvenuto a Torino, Pisa, Bari, Napoli e Milano. Una richiesta, in sostanza, per la costruzione di una pace che non può essere raggiunta con le bombe, con chi quelle bombe le crea e con chi ne è complice, attivamente o con il silenzio.

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