Saluti romani ad Acca Larentia: 31 militanti di Casapound rischiano il processo

Il prossimo 9 dicembre, con l'udienza preliminare al tribunale di Roma, si saprà se si aprirà un processo sui saluti romani davanti all'ex sede dell'Movimento Sociale Italiano di via Acca Larentia. Stiamo parlando dell'edizione del 7 gennaio 2024 del rito del ‘presente' durante commemorazione dei tre giovani militanti neofascisti uccisi nel 1978.
Chiesto il rinvio a giudizio per i militanti dei Casapound
Tra aprile e maggio 2025 la procura aveva chiesto il processo per trentuno militanti di Casapound. L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Francesco Lo Voi, contesta la violazione delle leggi Mancino del 1993 e Scelba del 1952. La richiesta dei pm era arrivata un anno dopo che le Sezioni Unite della Cassazione, chiamata a intervenire sulla questione del saluto romano, avevano depositato le motivazioni della loro sentenza:
"L'integrazione del reato richiederà – scrivevano – che il giudice accerti in concreto alla stregua di una valutazione da effettuarsi complessivamente, la sussistenza degli elementi di fatto (esemplificativamente, tra gli altri, il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo di verificazione, il grado di immediata, o meno, ricollegabilità dello stesso contesto al periodo storico in oggetto e alla sua simbologia, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti, ecc.) idonei a dare concretezza al pericolo di ‘emulazione' insito nel reato secondo i principi enunciati dalla Corte costituzionale". In sostanza, stabilivano che anche in contesti di commemorazione fare il saluto romano può essere punibile come reato se c'è "pericolo di emulazione".
Identificati trentuno militanti che commemorarono Acca Larentia con il saluto fascista
Gli indagati sono stati identificati dopo un lungo lavoro di analisi delle immagini e dei video della commemorazione in cui "camerati" da tutta Italia si riuniscono ogni anno a Roma. In centinaia esibiscono il saluto romano per ricordare i due giovani missini Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, uccisi da un commando di estrema sinistra nel 1978 sull'ingresso della sede, e di un terzo, Stefano Recchioni, raggiunto da un colpo di pistola negli scontri con la polizia che ne seguirono.