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Roma dice addio allo smart working, l’ex assessore: “A Gualtieri non interessa, tema dimenticato”

Ai microfoni di Fanpage.it l’ex assessore al Personale della giunta guidata da Virginia Raggi, Antonio De Santis.
A cura di Enrico Tata
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Per i dipendenti capitolini la fine dello smart working era fissata per oggi, venerdì 1 luglio. Poi i sindacati Usb e Cobas hanno ottenuto una proroga fino al 31 luglio. La proposta dell'amministrazione prevedeva una fase transitoria con termine a dicembre, ma i rappresentanti dei lavoratori hanno insistito e la giunta Gualtieri ha rivisto le proprie posizioni. Per l'ex assessore al Personale della giunta guidata da Virginia Raggi, Antonio De Santis, "c'è stata la proroga di un mese, ma Gualtieri non ha cambiato affatto idea. In seguito alle pressioni che ci sono state, è stata messa una ‘toppa' di un mese, ma il ritardo nella fase organizzativa permane".

L'attuale sindaco aveva promesso in campagna elettorale, spiega ancora De Santis a Fanpage.it, "il 30 per cento di smart working per i dipendenti capitolini. Una proposta che combaciava con quanto previsto dall'amministrazione Raggi con una memoria di giunta, approvata ancor prima che scoppiasse la pandemia. Noi credevamo molto in questa forma di lavoro. Si tratta di una prassi da migliorare, sicuramente da perfezionare, che può essere applicata a determinate mansioni e non a tutti. Ma sarebbe un vero peccato non considerarla una forma di lavoro su cui investire e abbandonarla come sta facendo Gualtieri, anche perché saremmo l'unica Capitale europea a farlo. Le città più innovative stanno guardando verso questa direzione per tanti motivi, sia dal punto di vista del lavoro ma anche dal punto di vista dell'impatto ambientale, per esempio".

Per De Santis, quello che è emerso nelle ultime settimane "è una scarsissima se non nulla attenzione allo smartworking da parte della giunta Gualtieri. Non solo il sindaco sembra non credere a questi temi, ma dimostra una vera e propria indifferenza e disattenzione. Da una giunta di centrosinistra, che si dice progressista, mi sarei aspettato un atteggiamento diverso".

Durante il lockdown, ha ricordato l'assessore, circa il 70 per cento dei dipendenti del Campidoglio lavorava da casa, ma comunque sono stati erogati per esempio i buoni spesa, è stato organizzato e gestito il controllo sui territori. Insomma, il lavoro è andato avanti con poche migliaia di persone in sede, a fronte dei 23mila che ha disposizione il Campidoglio. "Non dico che si debba arrivare a questi numeri, però significa che ci sono ampi margini sullo smart working e l'importante è avere volontà e la capacità di strutturare questo sistema".

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