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Roma, boom di casi di disturbi alimentari: “Liste di attesa fino a un anno per curarsi”

In Italia sono circa 3 milioni le persone che soffrono di un disturbo alimentare. Numeri in crescita anche dopo e a causa della pandemia scoppiata nel 2020.
A cura di Simona Berterame
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"Siamo in sovraccarico" ammette il dottor Cotugno direttore della UOSD Disturbi del Comportamento Alimentare, ASL Roma1. Lo psichiatra dirige l'unico centro residenziale presente nel Lazio e che conta 7 posti letto. Troppo pochi per rispondere ad una richiesta in costante aumento e che ha subito una forte impennata dopo l'arrivo della pandemia nel 2020. "Siamo tra le poche strutture ad accogliere ragazzi sotto ai 14 anni (insieme al Bambino Gesù ndr.) quindi stiamo scoppiando – continua il dottore – e le liste di attesa si allungano sempre di più". Da 8 mesi fino ad un anno per l'ambulatorio, tre o quattro mesi per il centro diurno e per la residenza. E con queste patologie la tempestività delle cure è fondamentale. Le preoccupazioni del dottor Cotugno sono condivise anche da alcuni genitori che in questo momento hanno i loro figli in cura proprio qui. "Ti rendi conto ad un certo punto che da solo non puoi farcela ma è difficile trovare un posto in grado di curare un disturbo alimentare. Ti senti perso e ti senti solo". "Una cara amica di mia figlia ricoverata alla struttura di Todi– aggiunge un'altra mamma che combatte con questa malattia da quasi venti anni – ora non c'è più e io non me li dimenticherò mai quei funerali".

I numeri

Secondo il Survey nazionale del Ministero della Salute 2019- 2023 in tre anni i casi di disturbi alimentari in Italia sono raddoppiati. Oggi sono circa 3 milioni le persone in cura e la più colpita è la fascia che va da 12 ai 18 anni. Numeri enormi a fronte di una quantità di strutture ancora insufficiente. La domanda cresce e i pochi centri specializzati in DCA non riescono a dare risposte a tutti.  Secondo un recente censimento sono 126 strutture sparse su tutto il territorio nazionale, la maggior parte si trovano al nord (63) e nel Lazio sono 8. Non tutte le regioni sono fornite allo stesso modo e inoltre quasi la metà dei centri non accoglie minori al di sotto dei 14 anni.

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