Costringe le figlie a lasciare la scuola per lavorare: “Ci picchiava e ci lanciava la candeggina addosso”

Ha ridotto in schiavitù le quattro figlie: continua il processo alla donna accusata di maltrattamenti aggravati in famiglia nei confronti delle quattro, due adolescenti e due bambine. L'allarme è scattato quando il fidanzato della più grande ha deciso di denunciare al Telefono Azzurro la situazione di disagio che la ragazza viveva in famiglia nel 2023. Sul caso sono intervenuti i servizi sociali e il Tribunale dei Minori. "Ci picchiava e ci ha costretto a lasciare la scuola per lavorare – ha raccontato in aula la più grande ieri – Un giorno mi ha anche lanciato la candeggina in faccia".
La situazione vissuta dalle ragazze: "Si drogavano ogni sera, noi costrette a lavorare"
Una situazione delicata quella delle ragazze che hanno vissuto da incubo in famiglia. La donna, secondo quanto ricostruito, le avrebbe costrette ad andare al lavoro al posto suo per potersi drogare. "Assumevano sostanze tutte le sere. Lui (il padre, ndr) era uguale a lei, ma non ci picchiava. Non ci ha mai difese e non gli interessava di noi. Ha sporto denuncia soltanto quando è stato obbligato dai servizi sociali", ha aggiunto.
La denuncia è arrivata nel 2023, a seguito dell'ultimo pestaggio alla figlia, ma la famiglia era attenzionata dai servizi sociali già dal 2019 quando sono state trovate tracce di stupefacenti nelle analisi dell'ultima bimba, appena nata. Il padre, in quegli anni, aveva lasciato la famiglia per iniziare un percorso di disintossicazione dalle droghe.
"A fine 2022 sono tornato – ha raccontato l'uomo durante un appuntamento del processo – Pochi mesi dopo sono andato via con le figlie minori e dopo un mese e mezzo ci ha raggiunto anche la maggiore. Poi ho presentato denuncia".
La denuncia al Telefono Azzurro: "Ci ha costrette ad abbandonare la scuola"
Due anni dopo è scattata la denuncia al Telefono Azzurro, da parte del fidanzato di una delle sorelle. "Dovevamo uscire, lei me lo ha impedito obbligandomi a lavorare. Da quel momento sono arrivati i servizi sociali".
Una situazione, evidentemente di fragilità, che rappresentava la normalità nella famiglia delle quattro ragazzine. "A 13 anni dovevo andare al lavoro tutte le sere, dopo le medie sono stata costretta ad abbandonare la scuola per gestire il locale di famiglia. Ma ovviamente dovevano pensare anche alla casa, alla cucina e alle sorelline piccole".
Ora le sorelle più piccole sono state affidate a un tutore, dopo la sospensione della responsabilità genitoriale. Spetta al pm Michele Adragna fornire chiarimenti sulla responsabilità genitoriale, sugli interventi degli assistenti sociali e del Tribunale dei Minori sul caso e sul consumo e spaccio davanti a minori che, per ora, sembrerebbe compreso nel reato di maltrattamenti aggravati. La madre, nel frattempo, dallo scorso luglio si trova in carcere.