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Prof indagato per istigazione al suicidio, la preside: “Non potevo rimuoverlo”

La preside del Liceo Rousseau frequentato dal 17enne che si è tolto la vita lo scorso luglio, e per la cui morte un prof potrebbe essere presto accusato di istigazione al suicidio, difende l’operato della scuola. E cominciano a emergere i racconti sulla vita scolastica del ragazzo, con disturbi dell’apprendimento, che sarebbe stato preso in giro anche dai compagni di scuola.
A cura di Redazione Roma
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Proseguono le indagini sulla morte dello studente del Liceo Rousseau di Roma, che nel luglio del 2019 si è tolto la vita. Gli inquirenti, seguendo le testimonianze e le denunce dei genitori, stanno passando al vaglio la posizione di un docente di matematica che avrebbe ripetutamente umiliato il ragazzo davanti a tutta la classe, comminandogli note sferzanti sul registro e replicando un continuo scontro in classe.

La preside dell'istituto Rosella Di Giuseppe, in un'intervista rilasciata negli scorsi giorni al quotidiano il Messaggero ha chiarito di non avere gli strumenti e il potere per rimuovere il professore, pur ritenendolo inadatto all'insegnamento. Isolato anche dal resto del corpo docente, riservato e silenzioso ha scelto di lasciare l'insegnamento di fronte alla necessità di attivare la Didattica a distanza andando in pensione.

Così la dirigente scolastica ha illustrato cosa è accaduto nei mesi successivi alla tragedia:

Dopo il suicidio ho inviato il docente all'esame della collegiale medica dell'Inps. Non sono io che posso rimuovere un professore dall'incarico, non ho questo potere, non sono un datore di lavoro Mi aspettavo che desse un parere di inidoneità, invece si pronunciò solo per una visita di revisione. Ci fu anche una ispezione ministeriale sulla vicenda di Luca (il nome è di fantasia ndr), ma l'ispettore archiviò il caso poiché ritenne che fossero stati adottati tutti i provvedimenti necessari dalla scuola

Secondo la scuola il giovane era molto seguito sia a casa che in classe, aveva alcuni disturbi dell'apprendimento e poteva apparire insicuro, ma andava bene a scuola impegnandosi molto. La famiglia avrebbe chiesto alla preside di intervenire dopo l'ennesimo scontro tra il ragazzo e il docente, e la preside afferma di aver invitato il prof a cercare un chiarimento. Ma la scuola ribadisce che sarebbe stata presente, e non risultavano dal suo osservatori gravi problemi:

Andava bene a scuola, era stato sempre promosso senza debiti formativi, risultava ben integrato, non c'erano segnali che lasciassero presagire una tragedia simile. Mi lasci dire che screzi tra insegnanti e alunni, a volte anche tra genitori e docenti, in una scuola sono all'ordine del giorno. Per quanto mi compete sono sempre intervenuta. Ma i ragazzi non vivono solo di scuola, c'è un mondo al di fuori intorno a loro che non conosciamo. Non mi sento di gettare croci addosso a nessuno.

E ora spuntano i racconti di episodi di bullismo

Ma forse l'ambiente scolastico era tutt'altro che un porto certo e sereno. Non solo il prof di matematica con cui non andava d'accordo e che temeva, ma anche i rapporti con i compagni di scuola non sarebbero stati sempre semplicissimi. Oggi alcune testimonianze raccolte dal quotidiano la Repubblica parlando di "bullismo", sono gli ex compagni di classe che spiegano come non si sono accorti di quanto il giovane soffrisse, ammettono alcune prese in giro e che nessuno aveva capito cosa stesse davvero accadendo.

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