Processo Scarface, per i giudici il clan Di Silvio non è mafia: pene ridotte e assoluzioni

Il clan Di Silvio capeggiato da Giuseppe, detto Romolo, non è mafia. I giudici della quarta sezione della Corte d'Appello di Roma venerdì scorso 24 ottobre hanno fatto cadere l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso dedita al narcotraffico. Il processo riguarda l'operazione Scarface, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che risale ad ottobre 2021. Un'inchiesta volta a mostrare il potere della famiglia Di Silvio nel territorio di Latina, la capacità di controllo del territorio, la gestione dello spaccio e delle estorsioni. I giudici hanno anche stabilito assoluzioni e sconti sulle pene degli imputati. La sentenza ha riconosciuto i reati di spaccio e di estorsione ricadenti però sulle singole persone.
Pene ridotte
Gli imputati hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Le pene sono state così ridotte: sei anni di reclusione per Giuseppe Di Silvio detto Romolo, quattro per il fratello Carmine, cinque anni e quattro mesi per il fratello Costantino. Per i figli di Romolo i giudici hanno stabilito cinque anni e mezzo per Antonio Di Silvio detto Patatino e cinque anni, otto mesi e venti giorni per il fratello Ferdinando detto Prosciutto. Fabio Di Stefano, genero di Romolo, dovrà scontare cinque anni e dieci mesi, mentre Michele Petillo due anni e mezzo.
"Tutto il collegio difensivo ha fatto emergere l'inconsistenza del quadro originario di accusa e nello specifico la totale assenza di alcun tipo di organizzazione mafiosa. Siamo felici che sia stata fatta chiarezza" ha dichiarato a Fanpage.it l'avvocato Antonino Castorina, difensore di fiducia insieme ad Alessandro Paletta di Carmine Di Silvio. Si attendono le motivazioni della sentenza.
Assoluzioni
Gli assolti sono Anna Di Silvio, moglie di Costantino detto Costanzo, dall’accusa di estorsione nei confronti del gestore di una frutteria, e Alessandro Di Stefano assolto insieme al fratello Fabio dall’accusa di estorsione a un ristoratore. A difendere gli imputati sono gli avvocati Alessandro Paletta, Angela Campilongo e Antonino Castorina, Maurizio Forte, Oreste Palmieri, Luca Amedeo Melegari, Alessandro Diddi e Alessia Vita.
Il processo Scarface al clan Di Silvio
Il maxi processo Scarface della Direzione Distrettuale Antimafia parte da un'inchiesta, che ha portato all'arresto di trentatré persone, tutte accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuti parte del clan Di Silvio. Romolo Di Silvio è già condannato a 25 anni di reclusione per l'omicidio di Fabio Buonamano nel 2010. Gli agenti hanno fatto irruzione nelle ville dei Di Silvio, tra statue e stucchi d'oro, con i soliti leoni ai cancelli.
L'accusa contestava agli imputati come nel carcere di Rebibbia veniva pianificata e gestita un'attività di spaccio su Latina. A supportare l'aggravante del metodo mafioso anche alcuni collaboratori di giustizia. In primo grado la corte aveva inflitto 161 anni di carcere complessivi ai diciannove imputati. In Appello invece le condanne sono state ridotte, accogliendo in parte le tesi delle difese. La Suprema Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado, rinviando ad una nuova Corte d’Appello, che ha portato alla sentenza dello scorso venerdì.