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Primario del Sant’Eugenio arrestato: s’indaga sui pazienti mandati nelle cliniche private e su morti sospette

Gli inquirenti acquisiscono le cartelle cliniche del reparto di nefrologia. I pazienti venivano mandati a fare la dialisi in centri privati in cambio di denaro.
A cura di Francesco Esposito
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Capire a quanti pazienti, e quindi a quanti soldi, ammontava il giro messo in piedi da Roberto Palumbo, primario di Nefrologia dell'ospedale Sant’Eugenio, e dall’imprenditore Maurizio Terra, arrestati il 4 dicembre scorso con l'accusa di corruzione e ora ai domiciliari. È l’obiettivo degli investigatori della Squadra Mobile, che martedì scorso hanno acquisito tutti i documenti disponibili nella sede dell’Asl Roma 2 e nel reparto: cartelle cliniche ed elenchi dei pazienti saranno studiati per ricostruire quanti malati siano stati indirizzati ai centri dialisi privati dietro compensi che, secondo l’accusa, finivano nelle tasche del primario.

"Tremila euro a paziente": il tariffario emerso dalla denuncia

Tremila euro a paziente: questa, secondo l’imprenditore Carmelo Alfarone dalla cui denuncia è partita l’inchiesta, era la cifra che Palumbo avrebbe chiesto alle strutture ‘amiche' per mandargli i pazienti bisognosi di dialisi. Resta ora da verificare per quanti casi sia stata applicata questa tariffa e quante persone siano quindi state spinte ad abbandonare la sanità pubblica. I documenti sequestrati potrebbero inoltre far emergere i nomi di ulteriori cliniche coinvolte nel presunto "sistema Palumbo".

"Le intercettazioni telefoniche hanno permesso di comprendere l'esistenza di un filo diretto tra l'Ospedale Sant'Eugenio ed alcuni centri dialisi", si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. Secondo i magistrati, Palumbo manteneva questi rapporti costanti "avvalendosi anche della dottoressa Paola Tatangelo, medico nefrologo del Sant'Eugenio", anche lei indagata.

Possibili nuovi reati: dialisi non necessarie e morti sospette

Dallo studio delle cartelle cliniche potrebbero emergere nuovi indagati e nuovi reati. Se risultasse che alcuni pazienti non avessero reale necessità di ulteriori cicli di dialisi, potrebbe aprirsi un nuovo filone processuale. Il quadro sarebbe ancora più grave qualora venissero riscontrati decessi sospetti collegati a trattamenti non necessari.

Mentre l'inchiesta prosegue, anche il ministro della Salute Orazio Schillaci ha richiesto accertamenti. I carabinieri del Nas sono stati incaricati di relazionarlo su quanto accaduto al Sant’Eugenio, mentre ispettori ministeriali hanno avviato una verifica interna.

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