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Primario del Gemelli accusato di violenza sessuale: pena sospesa, dovrà frequentare un centro che si occupa di abusi

Il tribunale di Roma ha stabilito che il primario del Gemelli, accusato di aver molestato una paziente nel 2022, dovrà seguire un percorso terapeutico bisettimanale per dodici mesi presso un centro che si occupa di abusi.
A cura di Natascia Grbic
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Luca Richeldi, primario del Gemelli
Luca Richeldi, primario del Gemelli

Luca Richeldi, il primario di pneumologia del Gemelli accusato di aver molestato una paziente nel 2022, dovrà recarsi due volte a settimana presso il CIPM Lazio APS, associazione specializzata nella prevenzione e nel trattamento della violenza interpersonale, degli abusi sessuali e dei comportamenti connessi alla pedopornografia online. Lo ha deciso ieri, giovedì 20 novembre, il giudice a piazzale Clodio, confermando il patteggiamento a undici mesi e dieci giorni. La pena è sospesa, ma è vincolata alla partecipazione al percorso terapeutico, che dovrà essere svolto con costanza da Richeldi. Il primario, intanto, è stato sospeso dall'incarico al Gemelli.

In aula c'era anche la donna che nel 2022 ha denunciato il primario, raccontando di come, durante una visita, l'uomo avrebbe tentato a più riprese di baciarla e palpeggiarla. Richeldi, tramite il suo legale, aveva sostenuto di aver ‘solo' provato a baciarla, negando di averla molestata. Una versione che è stata accolta con sdegno dalla donna, che in quel momento si era recata da lui perché non stava bene e aveva bisogno di essere visitata. "A pochi giorni dal 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, mi sento vicina a tutte quelle donne che stanno affrontando o hanno affrontato in prima persona questa battaglia", ha dichiarato.  "Spero che tutte possano trovare la forza di denunciare, chiunque ci sia dall'altra parte». La donna si augura «che il percorso bisettimanale che Richeldi dovrà seguire lo porti ad avere consapevolezza rispetto a quello che ha fatto, del resto ha chiesto lui l'applicazione della pena per il reato di violenza sessuale aggravata e quindi speriamo ne prenda piena coscienza".

Si sono detti soddisfatti della sentenza i legali di Richeldi, Carlo Bonzano e Tatiana Minciarelli. "Come sa bene chiunque abbia un briciolo di dimestichezza col codice di procedura penale e con l'onestà intellettuale, la sentenza di patteggiamento non è una sentenza di condanna e non implica alcun accertamento dei fatti, rispetto ai quali il professore Richeldi si è sempre dichiarato e continua a dichiararsi estraneo; fatti che in ogni caso vengono oggi qualificati come di lieve entità. La sentenza di patteggiamento, quindi, per un verso, non può e non deve essere scambiata per una ammissione di responsabilità e, per un altro verso, trova la propria ragion d'essere, almeno nel caso di specie, nell'evitare la celebrazione, anche mediatica, di un processo fin da principio e troppo spesso fatto oggetto di inappropriate rappresentazioni".

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