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Poteri speciali a Roma, l’assessore Battaglia: “Più autonomia a minisindaci, ma la città resta una”

Dopo anni di discussioni è partito l’iter costituzionale per dotare Roma Capitale di maggiori poteri legislativi e di autonomia finanziaria. Quale scenario si prospetta? Ne ha parlato a Fanpage.it l’assessore Giuseppe Battaglia.
Intervista a Giuseppe Battaglia
Assessore alle Periferie, al PNRR, all'attuazione dei Progetti PUI, PINQUA, Caput Mundi, Quarticciolo, ai PRU e alla Città dei 15 minuti, ai Servizi anagrafici ed elettorali, al Decentramento amministrativo di Roma Capitale.
A cura di Beatrice Tominic
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L’assessore Giuseppe Battaglia.
L’assessore Giuseppe Battaglia.

A Roma sembra che esista un unico mestiere che nessuno vorrebbe mai fare in vita propria. Ed è quello del sindaco della Capitale. Un territorio troppo vasto e popoloso, troppi problemi irrisolti da tempo, troppi monumenti e impegni. "Fare il sindaco a Roma non può essere uguale a svolgere lo stesso ruolo in un paesino di poche anime", dicono alcuni. E, una volta portato a termine l'iter costituzionale per garantire a Roma i poteri speciali, fortunatamente non sarà più così.

Il ddl presentato nei giorni scorsi offre al Campidoglio la possibilità di legiferare e l'autonomia finanziaria. Un passo atteso da tempo e considerato ormai imprescindibile. Sanità, mezzi pubblici e norme stradali sono soltanto alcuni dei temi che si trovano nell'occhio del ciclone. Fanpage.it ha chiesto all'assessore alle Periferie, al PNRR, all'attuazione dei Progetti PUI, PINQUA, Caput Mundi, Quarticciolo, ai PRU e alla Città dei 15 minuti, ai Servizi anagrafici ed elettorali, al Decentramento amministrativo, Giuseppe Battaglia quali sono le sfide e le prospettive per la Capitale e cosa aspettarsi da un così importante cambiamento in futuro.

Fra i temi al centro delle discussioni degli ultimi anni c'è la questione delle periferie. Cosa potrebbe cambiare una volta terminato l'iter costituzionale del dll per l'autonomia della capitale?

Oggi il governo del territorio è già, ovviamente, compito dell'amministrazione di Roma capitale. Da questo punto di vista, più che di cambiamenti, parlerei di facilitazioni. La possibilità di legiferare in rispetto alla materia di governo del territorio significa prendere decisioni più veloci e puntuali, azzerando i passaggi con altri enti come la Regione, ad esempio e, di conseguenza, accorciare i tempi.

Può fare un esempio?

Anche una semplice variante del piano regolatore. Oggi la adotta il Consiglio comunale, poi viene osservata, il Consiglio comunale fa le controdeduzioni, ma in realtà poi va approvata dalla regione Lazio. Con l'autonomia legislativa, Roma capitale può adottarla in autonomia e renderla urgente. È una questione di tempi che chiaramente si accorciano rispetto a alcuni procedimenti.

Fra le deleghe del suo assessorato c'è quella al PNRR. Pensa che i pieni poteri della capitale potranno avere un impatto anche su questo tema?

Purtroppo i tempi sono troppo stretti: le scadenze della Commissione Europea sono a giugno 2026 e occorre lavorare a lungo e con attenzione al ddl. Come Roma Capitale siamo perfettamente in linea con il cronoprogramma, con qualche criticità, ma niente di significativo. Me temo che l'iter legislativo non finirà per giugno 2026, ci vogliono i tempi tecnici.

L’assessore Battaglia durante un sopralluogo.
L’assessore Battaglia durante un sopralluogo.

L'autonomia di legiferare può invece contribuire anche nell'ambito della Città dei 15 minuti.

La possibilità di legiferare può fare la differenza sul governo complessivo della città. C'è la possibilità di legiferare sul TPL, che diventerebbe tutto di competenza romana. E anche i fondi potrebbero arrivare diretti a Roma, senza dover essere trasferiti dalla Regione Lazio. Tutti i processi in questo caso vengono resi più snelli. E questo può servire soprattutto per Roma che è una città così particolare. Capitale d'Italia, capitale del mondo cattolico, ospita il Vaticano.

Una città con un territorio vastissimo. Da anni si discute della possibilità di dare maggiore autonomia ai presidenti di Municipio che, non a caso, vengono chiamati anche minisindaci.

La partita più delicata, anche se ad oggi non siamo in condizioni e in grado di dire come si svilupperà è il tema, è quella del decentramento dei municipi. C'è stata già una prima una prima presa di contatto, di conoscenza tra me e i presidenti i dei municipi avendo già chiaro che si stava discutendo di questa possibilità. Ma dobbiamo ancora riflettere approfonditamente perché oggi, insieme alla riforma, dobbiamo sicuramente disegnare i nuovi municipi dal punto di vista dei poteri ruoli e competenze. Avendo chiaro l'obiettivo che Roma, comunque vada, resterà un'unica città.

Un'idea diversa da quella che c'era anni fa.

A Roma il dibattito su questo tema è sempre stato vivace. Un tempo si parlava della possibilità di suddividerla in comuni urbani o di creare una città-regione su modello di altre metropoli europee. Si immaginava un'unica struttura che governasse l'intera area per poi avere all'interno l'autonomia comunale dei singoli territori. Ma era una fase diversa, così come diverso era l'assetto istituzionale. E quel disegno non c'è più. Roma era ancora provincia e non Città Metropolitana, ad esempio.

Oggi possiamo dire che un ddl di questo tipo sia quasi un passaggio obbligato, arrivati a questo punto dell'amministrazione?

Sicuramente per gestire le vicende di grande impatto, i poteri legislativi si rivelano un aiuto importante. Lo abbiamo visto con il Giubileo o altri grandi eventi: usiamo spesso la figura del commissario straordinario, che non raramente coincide con la figura del sindaco, per bypassare una serie di difficoltà o superare i limiti che un'amministrazione comunale ha.

Come immagina i municipi dopo la riforma, allora?

L'autonomia deve essere totale rispetto al alcuni temi, come quelli legati al servizio alla persona perché quelle sono esigenze che soltanto i municipi sono in grado di intercettare, valutare e comprendere realmente. Cosa diversa sono i servizi di rete, ovviamente, perché ovunque abiti, che sia a Monteverde o a Lunghezza, si resta cittadini romani.

Roma resta l'unica città per tutti.

Non possiamo permetterci di avere cittadini di serie A o serie B, con servizi che variano in base alle entrare tributarie del territorio di appartenenza. Nella città ci sono disparità notevoli: basti pensare alle zone del centro, che vivono di turismo, e alle periferie più estreme. Noi dobbiamo mantenere un'unità politico-amministrativa in qualche modo, però con un'articolazione sul territorio rispetto a competenze e poteri su cui dobbiamo fare una riflessione che non può prescindere dal dibattito anche parlamentare, ovviamente.

Insomma, i pieni poteri devono provare a unire le zone della città diverse, cercando di eliminare gli squilibri che esistono oggi.

Proprio per fare questo dobbiamo avere chiaro che Roma è una e che Roma Capitale è unica. Dobbiamo raggiungere il giusto equilibrio per garantire a tutti pari diritti e trattamenti, ben consci che la città non viene governata soltanto dal Campidoglio e che, mentre su alcune questioni l'autonomia può essere più spinta, su altre, ovviamente, dobbiamo immaginare un differente rapporto centro-periferia. In questo modo potremmo riuscire a migliorare l'efficacia e consentire a tutti di avere anche la possibilità di godere di risorse adeguate.

Questo non sarebbe successo con le altre modalità ipotizzate in passato. Prima ha citato i comuni urbani.

No, in quel caso, ad esempio, si vede in autonomia anche il bilancio. Ma sappiamo che i turisti a Roma spesso si concentrano soltanto in alcuni quartieri e che l'incasso arriva soltanto a due, tre municipi in particolare. La riflessione ovviamente non può essere la stessa di 10, 15 o 20 anni fa. Del resto il mondo il mondo va avanti e ci troviamo a rivedere le posizioni che avevi prima, soprattutto se un dibattito non è mai arrivato eh alla sua conclusione.

Possiamo dire che questa autonomia sta arrivando dopo una lunga attesa.

Speriamo che questa sia la volta buona, ci sono stavolta tutte le condizioni, forse è il treno migliore che sta passando e se ci riusciamo è un bene per tutti, è un bene per chi governerà Roma dalla prossima consiliatura in avanti. Si tratta di una grande opportunità per la città, per le classi dirigenti di questa città di tutte le parti politiche, una grande occasione da cogliere perché finalmente si riconosce un ruolo particolare a a Roma senza stravolgere effettivamente gli assetti istituzionali del Paese. E quindi sarebbe sciocco non coglierla.

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