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Gaia e Camilla travolte e uccise a Roma da un'auto

Pietro Genovese, parla il papà di Gaia: “Deve capire cosa ha fatto, serve un percorso riabilitativo”

“Sono passati più di due anni e siamo ancora aspettando una risposta dal tribunale per quanto riguarda la pena residua di chi ha investito e ucciso mia figlia”. Sono queste le parole di Edward von Freymann, padre di Gaia, la giovane morta la sera tra il 21 e il 22 dicembre 2019 insieme alla sua amica Camilla Romagnoli.
A cura di Simona Berterame
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Da quando la figlia Gaia non c'è più, vittima di un incidente stradale insieme all'amica del cuore Camilla, Edward von Freymann ha deciso di dedicare la sua vita a informare i ragazzi sulla sicurezza stradale.  "In Italia abbiamo quasi 10 morti al giorno – spiega- una vera ecatombe e nel mio piccolo cerco di sensibilizzare i più giovani su questo argomento per evitare altre vittime della strada". Prima un incidente in moto l'ha costretto su una sedia a rotelle, anni dopo la figlia di appena 16 anni muore investita da un suv. Un dolore immenso che ha poi deciso di trasformare in qualcosa di costruttivo; una fondazione che porta il nome della figlia e tanti progetti di prevenzione da portare nelle scuole.

L'omicidio stradale e il processo

La storia di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli è ormai nota. Le due 16enni sono state investite e uccise a Corso Francia, la sera tra il 21 e il 22 dicembre 2019, da un suv guidato da Pietro Genovese. Il ragazzo, figlio del regista Paolo, ha affrontato un processo ed è stato condannato in via definitiva a cinque anni e quattro mesi di reclusione. Una condanna, concordata in appello, alla quale vanno tolti i quasi due anni di domiciliari già scontati dal giovane. Sono passati più di due anni dalla fine del processo e i familiari delle due vittime sono ancora in attesa di sapere come Genovese sconterà il resto della pena. Ad oggi lui è un uomo libero e non è dato sapere quando e come risponderà di quanto deciso dai giudici. "Qualsiasi condanna deve essere immediata – continua Edward – un'attesa così lunga è un'ingiustizia soprattutto nei confronti di due ragazze che non ci sono più". La pena residuale è inferiore ai quattro anni quindi è improbabile che il ragazzo finisca in carcere ma la condanna potrebbe essere convertita in lavori socialmente utili e questo per Edward potrebbe essere un bene: "Serve un percorso riabilitativo più che punitivo, così da poter capire davvero cosa ha fatto e migliorarsi".

Il nuovo processo

Nel frattempo Genovese dovrà affrontare un nuovo processo per rispondere di una presunta evasione dai domiciliari risalente al 2021. Il ragazzo non avrebbe risposto durante un controllo dei carabinieri. I fatti che gli sono contestati e per i quali dovrà comparire nuovamente davanti ai giudici risalgono al pomeriggio del 16 gennaio del 2021.

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