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Perde gambe e braccia per errore medico, ora Anna riceverà un risarcimento: “Finalmente serena dopo tanto”

Dopo un incubo che va avanti da nove anni, Anna Leonori potrà ritrovare una sua quotidianità, grazie al pieno e sereno utilizzo delle costosissime protesi di ultima generazione. Il commento a Fanpage.it dell’avvocato, Erdis Doraci: “La sua vita non potrà mai essere la stessa, ma il risarcimento le garantisce dignità”.
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Non le sarà possibile tornare indietro, alla vita prima dell’errore medico che ha sancito l’amputazione di braccia e gambe, ma almeno la sua richiesta è stata accolta e la donna ha ottenuto un risarcimento milionario. Una quantità di denaro fondamentale quando si parla di protesi superiori di ultima generazione da 90mila euro: la paura che possano rompersi senza risorse per comprarne di nuove, nel momento in cui termina la garanzia, di fatto le ha finora impedito di vivere appieno.

Ebbene, nella giornata di oggi, venerdì 11 agosto, Anna Leonori e il suo avvocato Erdis Doraci hanno vinto la causa, ottenendo il tanto agognato risarcimento che le permetterà di affrontare la quotidianità senza la perenne ansia che le protesi possano danneggiarsi: “Finora le ho usate molto poco rispetto a quanto avrei voluto – ha spiegato la donna a Fanpage.it – costano così tanto che le ho indossate come si fa con un bel vestito: anche se ti piace e vorresti indossarlo sempre, lo metti solo in occasioni speciali e te ne privi nella vita di tutti i giorni”. A pagare sarà quindi l’assicurazione dell’ospedale Santa Maria di Terni, città d’origine della donna. “Sono felice – la prima reazione della diretta interessata – dopo tutto questo tempo non ci speravo quasi più: sono finalmente serena, per la prima volta dopo tanto tempo”.

L’inizio dell'incubo nel 2014

È la stessa Anna a raccontare in prima persona sulla sua pagina Facebook “Il coraggio di Anna” il suo calvario, iniziato nel lontano 2014: “Ciao, sono Anna ho 46 anni e più o meno un anno e mezzo fa (il post risale al 2019, ndr) ho avuto problematiche di salute che mi hanno portato all’amputazione di gambe e braccia”.

Tutto è iniziato quando alla mamma di Terni viene diagnosticato un tumore maligno alla vescica, estremamente aggressivo. Per i medici che la visitano è necessario intervenire in breve tempo: viene operata a Roma, con l’asportazione di utero, ovaie, 40 linfonodi e della vescica, sostituita con una ortotopica. Ma i risultati degli esami istologici arrivati qualche giorno lasciano la donna interdetta: i valori sono tutti negativi, del terribile cancro che l’ha costretta a quelle invasive operazioni, neanche l’ombra.

“Con l’amputazione è iniziato un nuovo, terribile capitolo”

Ma questo non è che il punto di partenza della storia di Anna: da quel momento infatti cominceranno numerosi problemi. La sua salute peggiora giorno dopo giorno, con numerose infezioni, febbre alta, frequenti svenimenti. Nel 2017 l’ambulanza la porta in ospedale priva di sensi: là viene ricoverata per una peritonite e immediatamente ricomincia l’incubo. La 46enne resta in coma per un mese e mezzo, ma quando nel 2018 miracolosamente si risveglia, ad attenderla c’è l’ennesima, terribile notizia: i suoi arti presentano una necrosi importante, l’unica soluzione è l’amputazione di gambe e braccia, effettuata presso l’ospedale Bufalini di Cesena.

Dopo l’amputazione è cambiato tutto – racconta Anna a Fanpage.it – fisicamente e psicologicamente, la quotidianità era stravolta, è iniziato un nuovo, terribile capitolo: tutti i gesti che fino a un attimo prima hai dato per scontati, improvvisamente non puoi più farli. In particolare, una delle cose che mi è pesata di più era non poter comunicare con mio figlio maggiore come prima: lui ha dei problemi e noi parlavamo molto tramite cellulare o computer, per messaggio. A entrambi è venuto a mancare il rapporto stretto e l’appoggio reciproco che contraddistingueva il nostro rapporto”.

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Le protesi di ultima generazione e la parziale ripresa

Fondamentali si sono rivelati i consigli e il supporto di Bebe Vio, che Anna ha conosciuto personalmente a Terni, in occasione di un evento sportivo che vedeva la schermitrice veneta come ospite, e dell’intera cittadinanza della provincia umbra, che tramite i gesti di altruismo e solidarietà di privati e associazioni le ha permesso di acquistare protesi superiori di ultima generazione, dal costo altrimenti improponibile. Ma è proprio questo valore a sei zeri delle protesi che le ha finora impedito di vivere pienamente la sua quotidianità: “Le protesi hanno costi inimmaginabili e dopo 5 anni, una volta finita la garanzia, qualunque danno non può più essere riparato: non avendo i soldi per ricomprarle, le ho sempre usate il minimo indispensabile, per non romperle – spiega Anna – ma così comunque non vivevo serenamente la vita di tutti i giorni. La richiesta del risarcimento non era un capriccio: vivevo con la preoccupazione che si potesse rompere un pezzo delle protesi, cosa che mi avrebbe costretto, ad esempio, a tornare sulla sedia a rotelle”.

Il risarcimento e la nuova, serena quotidianità

Ma ora, con il risarcimento riconosciutole dal Tribunale, l’idea di una quotidianità fatta di “semplici” gesti e attività in autonomia, non sembra più così lontana: “Posso finalmente riappropriarmi della mia gestualità: ad esempio se prima, per paura di rovinarle, indossavo le protesi superiori solo nei casi di pasti fuori casa in assenza di qualcuno che potesse aiutarmi, ora posso metterle per stare in casa, per mangiare e bere per conto mio. E soprattutto posso tornare alla piena comunicazione con il computer con mio figlio, ogni volta che voglio”.

“La storia di Anna è molto particolare, perché va avanti da 9 anni – ha spiegato a Fanpage.it il legale Erdis Doraci – in questo tempo ha cambiato vari legali ma senza ricevere mai un’offerta. Questa vicenda è stata doppiamente dolorosa, perché Anna era sicura di aver subito un torto, ma non riusciva a vedere la luce”. La complessità sta nel fatto che la causa coinvolgeva tre diversi ospedali – il Santa Maria di Terni, l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e l’ospedale Bufalini di Cesena – quindi tre Asl differenti e decine di avvocati. Ma una volta appurata la responsabilità nel decorso clinico si è potuto indagare la suddivisione di questa colpa: la responsabilità principale è stata attribuita all’ospedale umbro, che dovrà quindi provvedere al risarcimento.

“Aver riportato il sorriso ad Anna dopo il dramma subito mi ha riempito di gioia e gratitudine – conclude l'avvocato – La sua vita non potrà mai essere la stessa, però, aver contribuito a renderla più dignitosa è per me motivo di orgoglio. La causa aveva preso una piega pericolosa, e risolverla con un accordo avendo contro tre Ospedali è stato un successo. Ringrazio il direttore sinistri Leonardo Martinelli della Amtrust per la professionalità e oggettività nella trattativa”.

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