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Ostia, la spiaggia che non c’è più: e la colpa è soprattutto del cemento che soffoca il mare di Roma

Corsa contro il tempo per l’inizio della stagione balneare. Ogni anno l’erosione della spiaggia di Ostia si fa più grave e la spiaggia scompare, e ogni anno vengono sversati centinaia di migliaia di metri cubi di spiaggia: un sistema insostenibile. E la colpa è soprattutto dei disequilibri creati dall’uomo. Un viaggio sul litorale della capitale alla ricerca delle dune che non ci sono più.
A cura di Daniele Stefanini
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Il ripascimento è, in geomorfologia, quella serie di fenomeni naturali che dai fiumi portano detriti al mare, determinando l'accrescimento di un tratto di spiaggia. Il ripascimento artificiale invece ha lo stesso fine di quello naturale ma è un intervento, ovviamente, fatto dall'uomo, e consiste nel riversare una grande quantità di sabbia attraverso macchinari sui lidi. Farlo costa moltissimo e, ad oggi, è la soluzione più usata dalle amministrazioni per non far sparire le spiagge di fronte ai fenomeni di erosione. Non fa eccezione la Regione Lazio che, sul litorale romano, ha riversato negli ultimi trent'anni milioni di euro e migliaia di metri cubi di sabbia – come si legge nella relazione dell' associazione Mare Libero a contributo dei lavori della XII Commissione consiliare della stessa Regione sulla tutela del territorio.

Il problema dell' erosione nel Lazio, come confermano i dati raccolti da Legambiente fino al 2019, colpisce il 30% della costa ( 290 km), in particolare quelle spiagge formatesi, con i tempi geologici, dai detriti portati alla foce dal Tevere: Ostia, Fregene, Fiumicino.

I risultati delle operazioni di ripascimento  non sono di lunga durata. A deteriorare nel tempo l' efficacia d questa operazione contribuiscono le stesse cause che provocano l'erosione. Perché il ripascimento in sé non va risolvere il problema a monte – mancanza di detriti naturali portati dal fiume al mare – ma mette letteralmente una pezza laddove la sabbia non c'è più. Per renderlo efficace dovrebbe essere attuato in maniera sistematica e periodica. Soldi che le amministrazioni  non possono permettersi.

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Ad oggi la spiaggia di Ostia , vuoi per i preparativi di inizio stagione o per la noncuranza di ciò che è bene pubblico, è  più simile ad un cantiere edile, piuttosto che ad un luogo di villeggiatura. Passeggiando sulla spiaggia ostiense, non si segue mai un percorso lineare. Tra cantieri per la costruzione dei frangiflutti, detriti di cemento armato delle mareggiate di novembre e febbraio non rimossi, reti degli stabilimenti balneari che blindano l'accesso sulla battigia, zone interdette dalla Capitaneria di Porto: la costa romana sembra un posto abbandonato. La spiaggia è poca e si fa fatica ad immaginare, calpestando questa sabbia che a tratti è scura ( suo colore originale ) , a tratti è chiara ( la sabbia di riporto dei ripascimenti passati ), come saranno distribuite le file degli ombrelloni ad inizio stagione. A ridosso della battigia? Restringendo le distanze tra uno e l'altro ?

Raggiungere l'equilibrio e ridare vita e spazio al litorale non è semplice, vuol dire trovare la stabilità delle costa: questa si raggiunge quando la portata del ripascimento è tale da controbilanciare gli effetti dell'erosione. I questo modo riacquistano, temporaneamente, i metri di spiaggia che il mare si era portato via.

"L'erosione della costa è il risultato diretto e indiretto della alterazione del ciclo dei sedimenti determinate da cause naturali e antropiche", si legge nel contributo dato dalla geologa Ilaria Falconi in una relazione alla XII commissione permanente sulla tutela del territorio romano della Regione Lazio. La natura infatti non è l'unica responsabile dell'erosione del litorale di Ostia. La cementificazione dell'arenile, come le cabine degli stabilimenti balneari o i ristoranti vista mare, sono un problema reale che molti esperti riconoscono come causa che ostruisce sia le correnti che il naturale sfogo del moto ondoso sulla battigia.

Quest'anno la giunta regionale laziale aveva inizialmente previsto di spendere 2,5 milioni di euro per fortificare le spiagge romane, poi, a marzo 2023, gli ha raddoppiati con una variazione del bilancio proposta dal assessore Giancarlo Righini, e votata in Consiglio, aggiungendone altri 2,5 milioni.

Sembrano cifre pazzesche trattandosi di sabbia, ma questa non è una risorsa infinita anzi, è il secondo bene al mondo più consumato dopo all'acqua. L'Università di Amsterdam, in Olanda, ha concluso che la sabbia fluviale viene dragata a ritmi che superano di gran lunga la naturale capacità di sostituzione, tanto che si potrebbe rimanerne privi entro il 2050. Inoltre alcuni esperti stimano che il mercato legale mondiale della sabbia valga circa 100 miliardi di dollari all'anno, non mettendo in conto le cifre del mercato parallelo, quello illegale.

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Per fare un esempio di quanto costi quest'operazione, nel 2020, la contea federale di Miami beach, ha speso 16 milioni di dollari per il ripascimento della famosissima spiaggia dell' east cost americana. Tornando sui nostri orizzonti continentali invece, considerati i metri cubi che sono stati riversati sulle spiagge laziali in questi anni e gli scarsi risultati ottenuti, è lecito farsi delle domande: quanto è sostenibile tutto questo? Il ripascimento è effettivamente una giusta strategia?

Lo chiediamo a Ilaria Falconi, ricercatrice presso il CREA (Centro di Ricerca in Economia Agraria) autrice dello studio L'erosione costiera: i processi morfogenetici e morfoevolutivi della linea di costa da Ostia a Fregene. "Finché si continua a fare degli interventi solamente per risolvere le emergenze e il breve periodo – spiega – si creano solo problemi per il futuro, questo è stato fatto ad Ostia negli ultimi  quarant'anni".

"Ad esempio – prosegue la ricercatrice – i problemi dell'erosione sono solo in parte di origine naturale. L'uomo è la causa tanto quanto lo sono  le sue opere: più dannose che salvifiche. I frangiflutti e i pennelli – lingue di scoglio artificiali che emergono parallele o perpendicolare alla costa – alla lunga sono deleterei per le spiagge, non fanno altro che spostare l'erosione su un altro tratto di lido sabbioso limitrofo. Le spiagge sono tutte collegate : Ostia, Fregene, Fiumicino derivano tutte dai detriti che nei tempi geologici si sono sedimentati qui dal Tevere". Il problema centrale è che si considera solo quel breve tratto di 100 o 200 metri di erosione costiera e non si considera che le spiagge sono tutte collegate. In questo modo non si risolve il problema dell'erosione."

In Toscana, il Bagno Teresa di Viareggio, in provincia di Lucca, ha ricostruito la duna sabbiosa rinunciando alla vista mare dal ristorante, permettendo l'abbassamento del cuneo salino ed il ripristino e mantenimento dell'ambiente autoctono.

Anche il Comune di Rimini in Emilia Romagna ha intrapreso un importante azione di adattamento al cambiamento climatico con opere di riqualificazione e pedonalizzazioni del lungo mare. Si tratta di un grande progetto che sta portando il comune romagnolo ad una naturalizzazione del territorio e un orientamento a creare spazi vivibili e ampi sulla sua costa. Delle soluzioni alternative, meno dispendiose e più funzionali del ripascimento ci sarebbero. Di esempi virtuosi in Italia, come si legge sul Report Spiagge 2023 di Legambiente, se ne trovano a decine da sud a nord.

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