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Covid 19

Perché il Lazio dovrebbe restare in zona gialla ed evitare la zona arancione

Il Lazio dovrebbe restare in zona gialla ed evitare la zona arancione, almeno per il momento. Ma con i parametri attuali non sarà scontata la permanenza in zona gialla nelle prossime settimane. È per questo che le Regioni hanno chiesto oggi al governo di rivedere il peso dell’indice Rt nelle valutazioni sul cambio di colorazione.
A cura di Enrico Tata
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La zona gialla non sembra essere in discussione per il Lazio, almeno per ora. Ma nelle prossime settimane in alcune Regioni italiane, come in quella della Capitale, potrebbe verificarsi un paradosso: da una parte il calo dei ricoveri ospedalieri e dall'altra un aumento dell'indice Rt sopra quota 1 con relativo scenario di tipo 2 e una classificazione del rischio almeno moderata. Questi parametri farebbero scattare in automatico, secondo le regole attuali del governo, la zona arancione. È per questo che oggi le Regioni hanno incontrato il ministro della Salute, Roberto Speranza, e la ministra per gli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini e hanno chiesto loro di rivedere i parametri sul cambio di colorazione. La proposta finale verrà presentata lunedì alla cabina di regia.

Le Regioni hanno chiesto al governo di rivedere peso indice Rt

Le Regioni hanno chiesto all'esecutivo di rivedere il peso nelle valutazioni dell'indice Rt, valore che viene calcolato in base ai positivi sintomatici. Questo parametro potrebbe essere sostituito dall'Rt ospedaliero, che invece sarebbe definito in base al numero dei ricoveri. "Siamo entrati in uno scenario nuovo, abbiamo le vaccinazioni e quindi l'eventuale contagiato non rappresenta più una spia rispetto ad una popolazione ma rispetto ad una parte di popolazione", ha dichiarato per esempio il presidente del Vento, Luca Zaia. Anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità ha aperto alla possibilità di rivedere l'indice Rt: "Si tratta di un'indicatore che nel contesto di una popolazione sempre più vaccinata e quindi protetta dal rischio di malattia grave, fornisce un'indicazione chiara su quella che è la pressione dei servizi sanitari". In altre parole, con una parte sempre più crescente della popolazione vaccinata un calcolo basato sui sintomatici (per pazienti sintomatici si intendono anche coloro che presentano qualche linea di febbre) assume meno valore. Più importante, anzi fondamentale, è invece tenere sotto controllo i ricoveri ospedalieri. Anche se il virus dovesse continuare a circolare, è infatti meno probabile che provochi infezioni gravi, vista la percentuale di over 60 vaccinati.

I dati del Lazio: scendono i contagi

Nel Lazio si registra un record positivo per il secondo giorno consecutivo: ieri sono stati registrati soltanto 635 nuovi casi positivi e oggi soltanto 633. Un dato così basso non veniva registrato da oltre 7 mesi. In calo anche il tasso di incidenza. "Continua la frenata, oggi nuovo record di diminuzione numero di nuovi postivi. I dati sono tutti in calo, è un segnale positivo, continuiamo cosi", ha dichiarato oggi l'assessore D'Amato.

Nel rilevamento della scorsa settimana a cura dell'Istituto Superiore di Sanità, nel Lazio l'indice Rt si attestava a quota 0.91, in crescita rispetto alla scorsa settimana. Questo era compatibile con uno scenario di trasmissione 1 e la classificazione complessiva del rischio rimaneva bassa. Per passare in zona arancione servirebbe un valore di Rt sopra quota 1, una classificazione complessiva del rischio almeno moderata e uno scenario di trasmissione di tipo 2.

Così viene descritto lo ‘scenario 2' nel documento ‘Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale':

Valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero con stime dell’IC 95% di Rt comprese tra 1 e 1,25), nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. Un’epidemia con queste caratteristiche di trasmissibilità potrebbe essere caratterizzata, oltre che dalla evidente impossibilità di contenere tutti i focolai, da una costante crescita dell’incidenza di casi (almeno quelli sintomatici; è infatti possibile che si osservi una riduzione della percentuale di casi asintomatici individuati rispetto al totale vista l’impossibilità di svolgere l’investigazione epidemiologica per tutti i nuovi focolai) e corrispondenti ospedalizzazioni e ammissioni in terapia intensiva. La crescita del numero di casi potrebbe però essere relativamente lenta, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2-4 mesi.

Calano ricoveri e terapie intensive nel Lazio

Nel Lazio continua il calo dei pazienti ricoverati nei reparti ordinari e di quelli ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Nei prossimi giorni, come mostra la proiezione a cura dell'Agenas (grafico in basso), il dato delle terapie intensive dovrebbe continuare a scendere. Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva è attualmente al 27 per cento nel Lazio (soglia critica fissata dal governo al 30 per cento) e il tasso di occupazione dei posti letto ordinari è al 28 per cento (soglia critica fissata al 40 per cento).

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