Caso Orlandi, consulente abbandona la commissione: “C’è una talpa, l’ho scoperto con Marco Accetti”

"C'erano interferenze per trasformare la Commissione in una sorta di fabbrica delle illazioni". Queste le dure parole di Gian Paolo Pelizzaro, giornalista e consulente della commissione bicamerale di inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori da cui ha dato le dimissioni lo scorso 9 maggio. Emersa la notizia, si sono susseguite ipotesi sui motivi che lo avrebbero portato a rinunciare all'incarico. Dopo un paio di settimane, è stato lo stesso Pelizzaro a spiegare le ragioni che lo hanno portato a prendere la decisione di abbandonare la commissione bicamerale d'inchiesta. A suo avviso, nella bicamerale, ci sarebbe una "talpa".
Non si conosce l'identità di questo personaggio, ma di una cosa sembra essere sicuro Pelizaro: qualcuno, tra la commissione o i consulenti, avrebbe violato leggi, norme e regolamenti favorendo una fuga di notizie sulla decisione di convocare Marco Accetti il cui nome, dopo anni di indagini sulla scomparsa diEmanuela Orlandi, è stato riportato anche nell'ambito del caso Gregori, come frequentatore assiduo del bar della migliore amica di Mirella.

Marco Accetti ed Emanuela Orlandi.
Una talpa in commissione bicamerale d'inchiesta Orlandi – Gregori: cosa c'entra Marco Accetti
"Una talpa ha fatto trapelare all’esterno indiscrezioni scorrette sulle mie dimissioni e questo mi obbliga a qualche chiarimento. Una fuga di notizie singolare, vediamo perché". Esordisce così Pelizzaro nella lettera pubblicata da Storia in Rete.com, testata con cui collabora. Tutto è iniziato lo scorso gennaio, quando in commissione bicamerale d'inchiesta si stava discutendo dell'audizione di Marco Accetti e della possibilità di convocarlo o meno davanti ai membri della commissione.
"Il metodo suggerito era particolarmente severo e rigoroso, basato su una imprescindibile conoscenza dei fatti, proprio per evitare di lasciarsi sedurre dai racconti di Accetti che, con il tempo e le progressive acquisizioni informative, si erano evoluti e raffinati – scrive ancora Pelizzaro – Le raccomandazioni esposte erano un'accorata esortazione onde evitare che l’inchiesta parlamentare potesse subire deviazioni sulla base di mere speculazioni, fake news e narrazioni inquinate".
Marco Accetti in commissione d'inchiesta sul caso Orlandi
Lo scopo della commissione, prima di formalizzare la convocazione, sarebbe stato quello di verificare l'attendibilità non tanto del personaggio, quanto delle sue versioni dei fatti e per farlo erano state formulate alcune domande preliminari da utilizzare come test di affidabilità. Marco Accetti, però, stando a quanto riporta Pelizzaro, non avrebbe mai fornito un riscontro obiettivo e definitivo, deviando il discorso.

"Alla talpa quel metodo e quella severità dovettero suonare sgradite perché, pochi giorni dopo l’illustrazione dei risultati del gruppo di lavoro in Commissione, già appariva la prima velenosa fuga di notizie sul caso Accetti – scrive ancora il giornalista e consulente – Per me il lavoro era concluso e la palla (e cioè la decisione su cosa fare) passava a quel punto all’organo politico".
Le dimissioni del consulente: "Abbandono la commissione non soltanto per Accetti"
Per concludere, Pelizzaro sottolinea come, dal lavoro sulla possibilità di convocare Marco Accetti alle sue dimissioni siano passati quasi cinque mesi. "Il motivo che mi ha spinto ad uscire dalla Commissione è ben più ampio rispetto al singolo caso Accetti – precisa il giornalista – La talpa ha collegato le mie dimissioni in modo strumentale alla messa in minoranza sul caso Accetti con l’obiettivo di creare un problema politico al Presidente Andrea De Priamo". La scelta di lasciare la commissione è emersa dopo un altro episodio, l’ennesimo, altrettanto grave e inquietante di cui, però, almeno per ora, preferisce non parlare.