Orlandi, grafologa in commissione smonta la pista di Londra. Pietro: “Non vogliono la verità su Emanuela”

"Qualcuno all'interno della commissione vuole affossare l’ipotesi legata all’Inghilterra". Questa è l'ipotesi avanzata da Pietro Orlandi dopo l'arrivo di una grafologa, Sara Cordella, in commissione che avrebbe smontato la pista d Londra che vede la sorella Emanuela rapita il 22 giugno 1983 e trasportata in Inghilterra, probabilmente su un volo organizzato dalla Stato italiano su richiesta della Santa Sede, secondo quanto raccolto in questi anni.
Le lettere mostrate in televisione da Pietro Orlandi, così come la lettera inviata nel 1993 al cardinale Ugo Poletti dall'arcivescovo di Canterbury George Carey e altri documenti, secondo la dottoressa Cordella sarebbero un falso.

La dichiarazione della grafologa in commissione Orlandi Gregori
"In grafologia esistono due assiomi: uno è che la grafia è un prodotto unico, nessuna persona al mondo potrà scriverà in un modo uguale al mio – ha esordito Cordella – E il secondo è che anche nella mia scrittura, mai potrò creare una firma del tutto identica alla mia. Laddove abbiamo due firme sovrapponibili, abbiamo la certezza che una delle due è falsa", ha spiegato, prima di analizzare i documenti. È il caso questo della lettera al cardinale Poletti dove la firma del monsignore George Carey sarebbe totalmente sovrapponibile.
"Si tratta di un falso effettuato con la tecnica del dropping, potrebbe farlo un quattordicenne – ha aggiunto – Inoltre è una fotocopia: non possiamo dire se sia vero, ma solo se si tratta di una falso". La stessa tecnica del droping sarebbe stata utilizzata anche per gli altri documenti secondo la grafologa. Falso, secondo lei, anche la cosiddetta lista delle spese per il mantenimento di Emanuela Orlandi a Londra. "È un anonimo, non è riconducibile a nessuno", hanno precisato.

La reazione Pietro Orlandi
Non appena appreso quanto dichiarato dalla grafologa, è arrivato il commento di Pietro Orlandi.
"Qualcuno all’interno della commissione vuole affossare l’ipotesi legata all’Inghilterra. Il problema è il solito: già dai 5 fogli delle spese, si vuole guardare solo la confezione e non il contenuto – ha spiegato sui social network – Chiunque abbia creato quei documenti con quegli errori era perché i messaggi dovevano arrivare ai destinatari e essere considerati falsi per l’opinione pubblica", ha ribadito ancora una volta, prima di sottoporre una serie di domande.
"Quindi basta la dichiarazione di una persona per dare per certa la notizia che le lettere portate dal fratello sono false? Quindi tutto falso? Anche i 5 fogli? Anche le dichiarazione del funzionario del ministero della difesa? Si è indagato di quel volo? Sono stati sentiti i testimoni del ministero i cui nomi sono stati fatti dal funzionario del ministero? Si è indagato sul contatto mail che mi ha fornito quei documenti? È stato chiesto al Vaticano di poter visionare e analizzare i 5 fogli? Non credo".
E a malincuore immagina ciò che potrebbe succedere adesso: "Quindi tutto quello che è accaduto dal 2017 riguardo la pista di Londra ci si mette una pietra sopra perché una persona dichiara che le lettere sono false (senza ovviamente aver avuto in mano alcuna documento originale)? Penso proprio che la verità nessuno la vuole. Per qualcuno è meglio continuare a scavare nella vita di Emanuela e della sua famiglia", ha poi concluso.