“Ore in pronto soccorso senza antidolorifici”, la risposta del San Camillo alla denuncia del consigliere

"Una situazione catastrofica", con queste parole il consigliere capitolino Yuri Trombetti, sui social e a Fanpage.it, ha denunciato una sua esperienza notturna al pronto soccorso dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma. Ora l'istituto sanitario respinge le accuse di disorganizzazione e cattiva amministrazione contenute in "un racconto emotivo, comprensibile nello sfogo di chi prova dolore e paura, ma che rischia di trasformarsi in una narrazione fuorviante se non viene contestualizzato", scrive la direzione in una lettera.
San Camillo: "Realtà molto diversa da racconto di Trombetti"
Trombetti ha raccontato di essersi recato al pronto soccorso dell'ospedale del quartiere Gianicolense nella notte fra sabato 27 e domenica 28 dicembre 2025 per l'infiammazione della colecisti. Ha parlato di una situazione allo stremo e di come sia stato lasciato per oltre cinque ore, dopo aver fatto l'ecografia, senza un antidolorifico, nonostante non fossero arrivati casi urgenti.
"La realtà è molto diversa", replicano dal San Camillo. "Alle ore 7 di domenica mattina, giorno successivo ai fatti, in pronto soccorso erano presenti 70 pazienti, e nelle 24 ore precedenti ne erano stati trattati 136, con dimissioni o ricoveri. Nella stessa notte il pronto soccorso ha gestito 11 codici rossi e diversi codici gialli, situazioni di pericolo imminente di vita che, per legge e per etica, hanno la precedenza assoluta. È così che funziona un pronto soccorso: non per ordine di arrivo, ma per gravità", continua la lettera di risposta alle dichiarazioni di Trombetti.
"Il consigliere che ha raccontato la sua esperienza – aggiungono – si trovava nella sala dedicata alla gestione dei codici verdi. I codici rossi e gialli, invece, vengono gestiti in un’altra sala, ed è corretto che non li abbia visti, dato l’importanza di separare i pazienti e valutare la gravità delle situazioni".
"Il consigliere ha ricevuto un percorso clinico completo"
La situazione, definita dal consigliere del Partito Democratico come "pazzesca", sarebbe stata causata dalla presenza di solo una dottoressa e tre infermieri in tutta la nottata. Anche su questo punto l'istituto ospedaliero non ci sta: "Ogni notte sono in servizio tre medici urgentisti, un anestesista e un ortopedico, oltre ai radiologi di emergenza presenti, ai biologi e tecnici di laboratorio, e ai diversi consulenti reperibili h24. Nella notte in questione erano inoltre presenti 11 infermieri, 2 operatori sociosanitari e 1 ausiliario".
Trombetti ha raccontato di essere stato subito sottoposto alle prime analisi e dopo un'ora circa all'ecografia, ma di essere stato poi "dimenticato". Una versione che al San Camillo risulta solo in parte: "È stato preso in carico dopo circa 15 minuti. Gli è stato spiegato il motivo per cui non era possibile somministrare immediatamente farmaci e gli è stato indicato un percorso di follow-up, comprensivo di una visita gastroenterologica di controllo fissata per il 5 gennaio 2026. Il percorso clinico è stato completo: presa in carico, esami, imaging e terapia sono stati effettuati rispettando le condizioni pregresse e le allergie dichiarate".
"Un'esperienza personale non è prova di un collasso generale"
Il consigliere capitolino ha anche puntato il dito contro le condizioni in cui venivano tenute le persone in attesa di trattamento, parlando di "perdita totale della dignità del paziente" e fotografando gli interni del nosocomio. "Le barelle fotografate non erano pazienti abbandonati – ribatte il San Camillo -, ma presidi pronti all’uso in un’area temporaneamente riorganizzata per lavori di ammodernamento, opere necessarie e spesso invocate dagli stessi cittadini".
Nell'ospedale romano sono consapevoli dello stress che può causare l'esperienza del pronto soccorso, ma, aggiungono, "sarebbe il caso di attendere con calma, con la consapevolezza che dentro gli operatori faranno il loro meglio per garantire la salute delle centinaia di persone che ogni giorno vi accedono, anche quando non vi sia reale urgenza", continua la lettera.
"Questo non significa ignorare le difficoltà esistenti. Tuttavia, è importante difendere il servizio sanitario per migliorarlo, non metterlo in discussione con narrazioni parziali – concludono in risposta alle dichiarazioni di Trombetti -. Presentare un’esperienza personale come prova di un collasso generale, senza considerare il contesto e le responsabilità individuali, crea sfiducia e frustrazione senza contribuire a migliorare il servizio".