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Omicidio Marco Vannini

Omicidio Marco Vannini, i genitori: “Dopo cinque anni possiamo iniziare a elaborare il lutto”

“Non credo che i Ciontoli abbiano capito ciò che hanno fatto. Forse attraverso una pena severa si renderanno conto e chissà che non prima o poi la verità non esca fuori”. Queste le parole di Marina Conte, la mamma di Marco Vannini. “Ora sono più sereno – dice papà Valerio – La sofferenza rimarrà sempre, ma il non riuscire a far vedere che la realtà dei fatti era un’altra, per noi era un mattone sullo stomaco”.
A cura di Natascia Grbic
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"Non è che se erano trent'anni ero contenta. Non mi cambia nulla se sono quattordici o nove anni. Ma era inaudito che fosse omicidio colposo, Marco era vissuto quattro ore dopo lo sparo". Sono queste le parole di Marina Conte, la madre di Marco Vannini, in merito alla sentenza della Corte d'Appello bis che ha condannato la famiglia Ciontoli per omicidio volontario. Non hanno mai cercato vendetta i genitori di Marco, gli anni di carcere non sono mai stati importanti per loro. Quello che hanno sempre voluto, è far emergere la verità sulla notte in cui il giovane è stato ucciso. E ottenere giustizia. "Non credo abbiano capito ciò che hanno fatto – continua Marina – Forse attraverso una pena severa si renderanno conto e chissà che non prima o poi la verità non esca fuori". Ma, soprattutto, ora può arrivare il tempo per l'elaborazione del lutto. "Sono cosciente che mio figlio non c'è più. Ma ci siamo sempre battuti per far riconoscere i diritti di Marco e non abbiamo mai elaborato il lutto nel modo giusto".

"Sofferenza rimarrà sempre, ma siamo più sereni"

"Mi spaventa perché finora ci siamo battuti per far emergere il lato negativo della storia e questo ha fatto sì che non elaborassimo il lutto come andava fatto", spiega Valerio Vannini, papà di Marco. "Ora sono più sereno. La sofferenza rimarrà sempre, ma il non riuscire a far vedere che la realtà dei fatti era un'altra, per noi era un mattone sullo stomaco. Adesso quel mattone non c'è più". Dopo la sentenza della Corte d'Appello bis la famiglia di Marco Vannini è stata sommersa di biglietti di affetto, solidarietà e di tantissimi mazzi di fiori. Molti provengono dall'Italia, ma tanti sono arrivati anche dall'estero. "Ieri al cimitero ho trovato una rosa: sopra c'era un biglietto con scritto ‘Marco è il simbolo della giustizia'. Sono parole che mi hanno toccato tanto".

Una onlus per aiutare i giovani

"Marco non ce lo ridà nessuno, non contano gli anni di carcere – dice Valerio – Quello che conta è che venga evidenziato il fatto che loro hanno avuto la volontà di far morire Marco. Gli anni di carcere sono solo una cosa relativa, per quello c'è la legge". Il prossimo passo? Aprire una onlus. "Vogliamo aiutare i giovani".

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