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Omicidio Luca Sacchi ucciso a Roma

Omicidio Luca Sacchi, chiesta la conferma delle condanne per i killer e la fidanzata

Il procuratore generale ha chiesto ai giudici della Corte d’Appello di confermare le condanne per i ragazzi accusati di aver ucciso Luca Sacchi, e per la fidanzata Anastasiya Kylemnyk, che deve rispondere di violazione della legge sulla droga.
A cura di Natascia Grbic
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Il sostituto procuratore generale Francesco Mollace ha chiesto ai giudici della Corte d'Appello di Roma di confermare le condanne inflitte in primo grado agli imputati del processo per la morte di Luca Sacchi. Per l'omicidio del giovane, ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 2019 nei pressi di un pub all'Appio, sono stati condannati a ventisette anni di carcere Valerio Del Grosso, esecutore materiale, a venticinque anni il suo complice Paolo Pirino, e Marcello De Propris, che ha fornito l'arma.

Il procuratore ha chiesto di confermare anche la condanna a tre anni di carcere per Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata della vittima, accusata di violazione della legge sulla droga.

Luca Sacchi è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa mentre tentava di difendere la fidanzata, Anastasiya Kylemnyk, da Paolo Pirino, che stava cercando di rubarle la borsa. In quest'ultima, secondo i carabinieri che hanno svolto le indagini, c'erano 70mila euro, che servivano ad acquistare quindici chili di marijuana. Ad acquistare la droga, dovevano essere gli amici di Luca Sacchi: i pusher all'ingrosso, invece, Del Grosso e Pirino, che erano andati all'Appio proprio per gestire la compravendita. Quando hanno visto i ragazzi però, hanno cambiato idea: hanno deciso di rapinarli, prendere i soldi, e tenere anche la marijuana.

"Alla stregua del quadro probatorio, è provato che Del Grosso e Pirino agirono all'unisono la sera del 23 ottobre – le parole dei giudici nella sentenza di primo grado – Pirino era partecipe della compravendita di stupefacente col ruolo precipuo di prestare ausilio al complice Del Grosso proprio in ragione della sua ‘esperienza' in tali illeciti. Al pari del complice Del Grosso, era ben consapevole che si trattava di compiere un'azione affatto semplice, molto distante dal semplice scippo di una borsa che ha inteso proporre".

Per quanto riguarda Marcello De Propris, "è indubbio, alla stregua di tali risultanze, il contributo morale, in termini di rafforzamento del proposito delittuoso, e materiale prestato alla commissione dell'omicidio oltre che della rapina, quale fornitore dell'arma carica e pronta all'uso in un contesto fattuale che rendeva altamente probabile il suo effettivo utilizzo, come in effetti si è verificato".

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