Omicidio Stefania Camboni a Fregene

Omicidio Fregene, il legale: “Figlio vittima devastato, sta capendo che la fidanzata ha ucciso la madre”

Giada Crescenzi, secondo l’accusa, avrebbe ucciso Stefania Camboni per dei dissidi. Nonostante la donna continui a professarsi innocente, il quadro indiziario non depone a suo favore.
A cura di Natascia Grbic
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"Unendo tutti i puntini si arriva sempre alla stessa conclusione. Non ci sono ipotesi alternative, ogni pista ovviamente va percorsa ma Francesco (Violoni, il figlio di Stefania Camboni, ndr) stesso di fronte a un'iniziale incredulità sulla responsabilità di Giada, una volta messo di fronte a questi elementi non ha potuto fare altro che prendere atto di una realtà molto diversa, che in cuor suo non voleva accettare. È una situazione drammaticamente seria per lui, e molto angosciante". Così Massimiliano Gabrielli, avvocato della famiglia Camboni/Violoni a Fanpage.it: secondo il legale, l'impianto accusatorio nei confronti di Giada Crescenzi, fidanzata del figlio della vittima Stefania Camboni, è molto solido. Così solido che persino il suo compagno, inizialmente incredulo, si starebbe convincendo della sua colpevolezza. Per Gabrielli, a far credere di essere sulla pista giusta, anche il fatto che la 31enne si sia avvalsa della facoltà di non rispondere.

"Sicuramente è un suo diritto – continua il legale- ma l'aver deciso di non offrire elementi a suo discarico su accuse molto circostanziate, credo aggravi la sua posizione". La donna è reclusa nel carcere di Civitavecchia con l'accusa di omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità. Nel suo telefono erano state trovate ricerche su Google con le parole "come avvelenare una persona" e "come lavare il sangue dal materasso". Pochi giorni prima del delitto, invece, cercava su Facebook una nuova sistemazione, parlando una situazione estremamente critica a casa, tanto da essere disposta a dormire anche per terra.

"Mancano alcuni elementi, soprattutto l'arma del delitto – spiega Gabrielli -, dall'esito dell'autopsia abbiamo individuato il tipo di coltello utilizzato, è da cucina, e anche il telefono della vittima non è stato ritrovato. Alcune macchie di sangue sono state pulite, quindi necessariamente devono esserci copiosi panni sporchi di sangue, oltre a del vestiario utilizzato o dall'indagata o dall'aggressore. Si tratta di materiale abbastanza voluminoso, presumiamo chiuso in una busta, che presumiamo l'indagata abbia gettato in una macchia". Per questo l'avvocato lancia un appello: "Sappiamo che c'è un ampio gruppo di volontari che ciclicamente pulisce quelle zone dove tante buste vengono gettate nella vegetazione. Lanciamo un appello a chi svolge questa attività: se vedete una busta sospetta, chiamate le forze dell'ordine".

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