“Non strillare, vuoi morire per niente?”: come agivano i rapinatori, terrore degli anziani di Roma

Rapine e furti aggravati da minacce e percosse, ma anche sequestro di persona, ricettazione, danneggiamento e incendio. Sono questi i capi d’imputazioni per i diciotto arrestati nella mattinata di lunedì 24 novembre durante la maxioperazione dei carabinieri nel campo rom di via dei Gordiani a Roma. "Se trovo i gioielli vostri vi faccio male", è una delle frasi rivolte alle vittime sorprese in casa durante i vari colpi. "Non mi devi guardare, ti ammazzo", "Non strillare, vuoi morire per niente?". Così parlavano mentre minacciavano uomini e donne anziane con accette e bastoni. Gli arrestati sono tutti giovani di età fra i 19 e i 36 anni, ma in alcuni colpi sono stati coinvolti anche minorenni. Per quindici di loro si sono aperte le porte del carcere.
Così rapinavano case e negozi
Quando trovavano qualcuno in casa si facevano consegnare denaro e gioielli, ma anche orologi e vestiti. Altrimenti erano botte e minacce. Tra la refurtiva risulta persino una divisa dell’Ama. Il loro obiettivo principale, però, erano le casseforti: le sradicavano dal muro con un piede di porco e le aprivano una volta fuori dall’abitazione. Lo stesso metodo veniva usato per le macchine cambiamonete rubate in sale scommesse e ricevitorie.
Durante le operazioni chi entrava nelle case restava in contatto con i pali che controllavano la strada. Proprio l’intercettazione di queste comunicazioni, nonostante l’uso di schede prepagate intestate a persone inesistenti, ha consentito ai carabinieri di raccogliere elementi decisivi.
Arrestate 18 persone: intercettate durante i colpi
L’attività investigativa è partita da un’auto: una Volkswagen Golf bianca, vista allontanarsi da uno dei luoghi del reato e poi rilevata all’esterno del campo rom di via dei Gordiani. L’auto era a noleggio e gli inquirenti hanno potuto acquisirne il tracciato Gps nei giorni delle rapine. L’analisi delle celle telefoniche presenti lungo i percorsi ha portato a individuare quattro telefoni ritenuti d’interesse perché costantemente in contatto tra loro.
Nelle intercettazioni raccolte dai militari non ci sono solo le conversazioni tra i rapinatori, ma anche i rumori d’effrazione, le minacce, le violenze e le urla delle vittime anziane. Ne emerge, secondo il pubblico ministero Chiara Capezzuto e la giudice per le indagini preliminari Ilaria Tarantino, il quadro di una vera e propria organizzazione criminale "che si fonda sulla sussistenza di forti legami familiari e personali e sulla disponibilità di un’ampia rete di conoscenze nel settore delinquenziale", si legge nell'ordinanza del Tribunale di Roma.
Quindici in carcere: "Particolare capacità riorganizzativa"
Molti degli arrestati sono parenti o legati da rapporti di stretta vicinanza, legami che hanno favorito quella "particolare capacità riorganizzativa del gruppo, con reclutamento di nuovi soggetti e creazione di nuove ‘batterie' e sottogruppi", dopo che già due persone erano state colpite da misure cautelari durante le indagini. Proprio per doversi riorganizzare in fretta sono stati coinvolti, secondo gli inquirenti, anche dei minorenni.
Questa capacità, unita alla pericolosità del gruppo, è tra le motivazioni con cui la gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per 15 dei 17 arrestati. A ciò si aggiungono i rischi di reiterazione del reato, fuga o inquinamento delle prove. Gli arresti domiciliari sono stati concessi solo a due donne, di 19 e 22 anni, coinvolte in una delle rapine.