Non solo il brano rap dal carcere, un amico di Michelle Causo denuncia: “Insulti e minacce da quel profilo”

Non si placa la bufera che ha investito l'IPM di Treviso, dove sta scontando la sua pena il giovane condannato per l'omicidio di Michelle Causo. Il ragazzo avrebbe infatti pubblicato un album dal carcere, pubblicandolo su un profilo Instagram che sostiene essere gestito da un amico. In particolare mercoledì è stato postato un reel dove si vedono quattro ragazzi con il volto oscurato e dietro una finestra con le sbarre. Il titolo del brano è Scusa Mamma ed ha generato non poca indignazione dentro e fuori i social. "Il killer pubblica canzoni dentro al carcere, un insulto a mia figlia" ha affermato Gianluca Causo, padre di Michelle.
La denuncia
Mentre sui giornali esplodeva il caso della canzone trap, Valerio uno dei migliori amici di Michelle, si è recato in Questura per presentare una denuncia. Il motivo? Da quello stesso profilo dove il 17 giugno è stata pubblicata la canzone incriminata, alcuni giorni prima Valerio avrebbe ricevuto diversi insulti nella chat di Instagram. "Mi ha scritto fai schifo, vuoi fare la stessa fine di Michelle? e altri insulti personali molto pesanti". Il ragazzo ha presentato una denuncia contro ignoti e ora le forze dell'ordine dovranno scoprire chi è o chi sono le persone dietro a questi profili.
La replica del Dap
Per quanto riguarda il brano apparso su Instagram è arrivata giovedì la replica del capo dipartimento per la giustizia minorile Antonio Sangermano. Sulle colonne del Corriere.it infatti ha escluso che il video sia partito dall'Istituto, affermando invece che la canzone fosse in realtà pubblica e presentata in vari percorsi di crescita dedicati ai minori detenuti. L'incisione del brano "Scusa Mamma" e altri brani sarebbero quindi stati finanziati dalla Regione Veneto.
Questa ricostruzione non scioglie però il nodo legato all'utilizzo dei social all'interno del carcere. Chi sta utilizzando questo e altri profili? Le fotografie apparse sono state scattate all'interno del penitenziario? E se sì, da chi? La famiglia di Michelle, tramite i suoi legali, chiede che venga accertata ogni responsabilità riguardo al corretto utilizzo dei social e di strumenti di comunicazione da parte del detenuti.