Nessuno sta usando le carte di credito di Denisa Adas: disattivati i profili sui siti per escort

Denisa Maria Adas sembra svanita nel nulla. Da quando nella notte tra 15 e il 16 maggio qualcuno l'ha portata via con la forza dal residence Ferrucci a Prato, della giovane non si sono più avute notizie. E mentre le ricerche continuano, emerge un fatto di non poco conto: il suo profilo personale a pagamento su un noto sito per escort, dove era arrivata addirittura alla quarta posizione, confermandosi una delle sex worker più richieste, è diventato inattivo. Denisa Maria Adas, che su quel profilo si faceva chiamare Alexandra, curava molto la sua pagina, che contava centinaia di recensioni. Il fatto che ora sia scomparsa, vuol dire che nessuno ha pagato per mantenere attivo quell'abbonamento. E questo significa una cosa: che su eventuali conti correnti e sulle carte a lei intestate, non è più stato effettuato alcun movimento.
La richiesta di indagare proprio sulle carte di Adas
Proprio le avvocate della famiglia di Denisa Maria Adas, Gabriella Bellanova e Marianna De Simone, avevano chiesto al pubblico ministero Luca Tescaroli di indagare su eventuali conti correnti intestati alla ragazza e sulle carte a lei intestate. Questo per verificare se qualcuno – o anche la 30enne stessa – le stesse in qualche modo utilizzando, e da dove. Il fatto che il suo profilo a pagamento non sia più attivo, indica molto probabilmente che dal giorno della sua scomparsa non sono state più usate. Un elemento che desta, in una situazione già delicata e complessa, ancora più preoccupazione.
Le avvocate della famiglia: "Chiederemo nuovo incontro in procura"
"Sicuramente a breve valuteremo con l'avvocata De Simone un incontro con il procuratore – spiega a Fanpage.it l'avvocata Bellanova -, non certo per polemizzare sul discorso delle telecamere perché sappiamo che ha fatto tutte le richieste possibili agli organi preposti, quanto per chiedere un punto sulle indagini. Credo sia più che legittimo richiederlo visto il tempo trascorso. Si può immaginare quali pensieri stiano attraversando la testa della mamma e di tutte le persone coinvolte a vario titolo nella vicenda".
S'indaga per sequestro di persona
La procura di Prato ha aperto un fascicolo per sequestro di persona. L'unico indagato è un avvocato di 45 anni, che gli inquirenti sospettano o essere il mandante del rapimento di Adas, oppure una persona informata sui fatti. A fornire indicazioni sull'uomo è stata un'amica della 30enne scomparsa, che ha riferito di una conversazione avuta con la madre della ragazza, Maria Cristina Paun: la donna le avrebbe detto di aver parlato con un avvocato che l'ha rassicurata sul fatto che Denisa fosse viva, e dicendole che era stata rapita da una banda di romeni suoi connazionali. Sempre la testimone ha aggiunto che l'uomo era ossessionato dalla 30enne, e che molto probabilmente l'aveva rapita lui stesso. Intervistato da diversi giornali, l'uomo ha negato di conoscere la ragazza e di avere qualcosa a che fare con il suo sequestro. "Sono amico della madre di Denisa da anni – ha dichiarato -. Mi aveva contattato per chiedermi dei consigli, io le ho risposto per rassicurarla che sicuramente era viva, ma non ho contezza di questo. L'ho fatto perché era disperata e per darle un conforto, ma io non conosco Denisa e non sono nemmeno mai stato a Prato". L'uomo non è stato ancora ascoltato dalla procura di Prato, ma si è detto a disposizione per fugare eventuali dubbi. In seguito a questa testimonianza, anche la madre di Adas è stata iscritta sul registro degli indagati per false informazioni al pubblico ministero.
Ancora non visionate le immagini delle telecamere di videosorveglianza
Quello che è noto, è che Denisa Maria Adas è stata contattata da due clienti prima di sparire. I carabinieri di Prato che indagano sul caso avrebbero però verificato l'alibi di entrambi, e al momento nessun fermo è stato effettuato. Il telefono della ragazza ha agganciato una cella vicino all'autostrada di Prato Est intorno alle 2 del mattino. Da allora i suoi due telefoni risultano spenti e non sono stati più accesi. Le indagini però sono complicate e non stanno procedendo in maniera spedita: c'è un malfunzionamento nelle telecamere di sorveglianza del Comune di Prato, che impedisce agli investigatori di scaricare e visionare in blocco immagini che avrebbero già potuto fornire indizi utili al ritrovamento della 30enne. Di cui, ormai da quasi tre settimane, non c'è traccia.