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Morte di Elena Aubry: in otto tra Comune e ditta rischiano il processo per omicidio stradale

Responsabili della manutenzione della strada, data la pericolosità delle sue condizioni, avrebbero dovuto vietarla al transito dei veicoli a due ruote. Ne è convinta la Procura, che ha chiuso le indagini sulla morte di Elena Aubry, otto gli indagati tra i dipendenti del Comune di Roma e ditta affidataria dei lavori per omicidio stradale.
A cura di Alessia Rabbai
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Sono otto tra dipendenti del Comune di Roma e della ditta affidataria dei lavori, che rischiano di finire a processo per omicidio stradale per la morte di Elena Aubry, la motociclista ventiseienne caduta dalla moto al chilometro 25 di via Ostiense il 6 maggio del 2018, a causa del manto dissestato. Presunti responsabili della manutenzione, data la pericolosità delle condizioni in cui versava, avrebbero dovuto vietarla al transito dei veicoli a due ruote. Come riporta Il Corriere della Sera, questa la conclusione della Procura di Roma a chiusura delle indagini del pubblico ministero Laura Condemi, a carico in un primo momento, di sei persone, poi estese ad altre due, presso il dipartimento Simu (Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana). Paolo Fantini, direttore dei lavori dell’ufficio Manutenzione e pronto intervento competente per l’XI Municipio, e Francesco Campagnoli, responsabile della manutenzione ordinaria del lotto della Grande viabilità del punto in cui si è verificato l'incidente con esito mortale, i responsabili del Simu Roberto Botta e Fabio Pacciani, Nicola De Bernardini (direttore tecnico del Municipio X) e Marco Domizi, responsabile della manutenzione stradale dello stesso Municipio, Fabrizio Pennacchi, responsabile legale della Esgra, ditta affidataria dei lavori di manutenzione e il suo addetto alla sorveglianza, Alessandro Di Carlo.

La mamma: "Giustizia non vendetta"

"Non avevo dubbi sul fatto che sarebbe emersa la responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare sulla manutenzione della strada in cui è morta mia figlia e invece non lo ha fatto – ha detto Graziella Viviano, la mamma di Elena Aubry – spero che il processo sulla morte di Elena serva a chiarire definitivamente come le strade siano un servizio di primaria necessità e che la loro manutenzione è il minimo che lo Stato possa fornire, a riconoscere e mettere in atto l'urgenza degli interventi, pena un'ipoteca pesantissima sulle vite dei cittadini: la strada non deve uccidere".

Elena Aubry caduta dalla moto sulla via Ostiense

L'esito delle indagini sulla morte di Elena Aubry è arrivato grazie alla consulenza in 3D svolta dai periti e alle testimonianze di chi era sul posto e ha assistito ai drammatici fatti. A far cadere Elena sono stati vari punti dissestati del manto stradale, tra buche e gibbosità dell'asfalto, a poca distanza gli uni dagli altri. Chi ha svolto la perizia non ha dubbi: il manto stradale dissestato ha fatto in modo che la Honda Hornet della ragazza sbandasse, facendola sbalzare dalla sella. Impossibile per lei riprendere il controllo della moto e restare in verticale, nonostante la ragazza viaggiasse entro i limiti di velocità e con il casco integrale.

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