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Morte Abdel Latif, il primario: “Stava bene, l’abbiamo legato perché si agitava troppo”

“L’ho fatto legare perché era troppo agitato”, ha spiegato il primario del reparto in cui è morto Abdel Latif nel 2021. “Neanche il mediatore culturale capiva cosa stesse dicendo”.
A cura di Beatrice Tominic
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È morto a 26 anni nell'ospedale San Camillo il 28 novembre del 2021: a più di una anno dal decesso, parla il primario del reparto in cui Wissem Ben Abdel Latif ha perso la vita. "Non lo scriva, ma la verità è che quel ragazzo stava meglio di me, gli esami erano buoni", ha rivelato per la prima volta dopo un anno e quattro mesi a la Repubblica il primario del reparto in cui il giovane ha perso la vita, il professor Piero Petrini.

Ciò che, invece, non ha spiegato sono le ragioni per cui il giovane sia stato riempito di sedativi e poi legato al letto perché "troppo agitato". Per il decesso di Abdel Latif la procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati due medici e due infermieri con l'ipotesi di omicidio colposo e falso in atto pubblico.

Il giovane, arrivato dalla Tunisia e diretto verso la Francia, nel periodo di detenzione nel Cpr (centro per il rimpatrio di Ponte Galeria) era stato trasportato all'ospedale San Camillo: è proprio nel reparto di psichiatria che ha perso la vita.

L'ammissione del medico: "Legato al letto perché si agitava"

Nessuna parola sull'indagine che ha visto coinvolti quattro operatori del personale medico del suo reparto. Dopo averli difesi, il primario ha accusato invece il Cpr: "È lì che è successo qualcosa, i miei colleghi non hanno fatto niente: ho già parlato con chi di dovere".

Eppure secondo il medico Abdel Latif non sarebbe stato picchiato: "Le ripeto, stava meglio di me e lei, gli esami erano buoni – ha detto continuando a negare l'errore medico – È stato trattato benissimo, ma non so cosa sia successo quella notte, non c'ero: potrebbe aver avuto un aneurisma cerebrale".

Le condizioni mediche del 26enne

Secondo quanto riportato negli esami del sangue del 26enne, il valore sulla corretta funzionalità dei muscoli era di 35 volte maggiore rispetto al normale: "Gli esami erano normali, la Cpk a 7.151 ci sta in un uomo contenuto e che si agitava, non è un valore pericoloso, è un indice muscolare, non cardiaco – ha spiegato – Potevano dargli soltanto eparina e gliela abbiamo data. Avevo chiesto un elettrocardiogramma, ma non siamo riusciti a farlo perché era troppo agitato. Abbiamo analizzato quello di tre giorni prima, andava bene".

Proprio per cercare di calmarlo, oltre a fargli assumere due sedativi e un antiepilettico, Abdel è stato legato alla barella e trasferito in corridoio: "Era per farlo calmare: cosa avremmo dovuto fare, sbatterlo contro al muro? – ha continuato – È stato messo in corridoio. L'ho fatto legare perché era sempre agitato e, quando il posto si è liberato, ho preferito tenerlo in corridoio per averlo sott'occhio. Aveva bisogno di ossigeno, ma non aveva altre complicazioni, era giovane".

Nella cartella di Abdel manca il diario di contenzione, ma il primario si è giustificato spiegando che i dati erano riportati anche sui fogli degli infermieri. Due di loro, insieme a due infermieri, sono indagati per omicidio colposo: "Sono ancora in servizio, si aspetta il terzo grado di giudizio, ma se avessi saputo della loro condotta li avrei subito segnalati al consiglio di disciplina".

Il primario, invece, a suo carico ha un procedimento amministrativo per non avere mandato al consiglio di disciplina medici e infermieri che lavoravano in quella tragica notte.

Il mediatore culturale non lo capiva

Il ragazzo si trovava in corridoio e urlava, ma nessuno lo capiva: "È venuto un mediatore culturale, ma non capiva niente: lui ha detto solo che aveva il cervello che gli usciva dalla testa – ha poi concluso – Non riusciva a capirlo e non riuscivano a comunicare".

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