Margaret Spada morta durante una rinoplastica, i due chirurghi non potranno operare per un anno

Non potranno operare per un anno Marco e Marco Antonio Procopio, i due chirurghi titolari dell'ambulatorio romano in viale Cesare Pavese al quale si è rivolta Margaret Spada, la ventiduenne di Lentini in provincia di Siracusa, morta a seguito di un intervento di rinoplastica il 7 novembre del 2024. I carabinieri del Nas di Roma stamattina hanno dato esecuzione alle due misure cautelari interdittive dall’esercizio della professione. A disporle è stato il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica. Si tratta di provvedimenti temporanei, in quanto stabiliti appunto nella fase delle indagini preliminari. Marco e Marco Antonio Procopio, padre e figlio, sono indagati per omicidio colposo.
Per Nas e periti gravi e pesanti evidenze probatorie sui due chirurghi
Le misure interdittive nei confronti dei due professionisti sono arrivate al termine di un'attività complessa e articolata svolta dal Nucleo Antisofisticazioni e Sanità della Capitale diretto dal sostituto procuratore Eleonora Fini. Gli investigatori insieme ai periti nominati dall'Autorità giudiziaria hanno ricostruito la vicenda che ruota intorno alla morte di Margaret Spada. I militari del Nas hanno riscontrato gravi e pesanti evidenze probatorie nei confronti dei due chirurghi titolari dello studio, che hanno portato il gip a produrre i provvedimenti.
Il pm titolare delle indagini nei confronti dei due medici aveva richiesto la custodia cautelare, perché avrebbero continuato a operare fuori dall'Italia, in Albania ma il giudice non l'ha accolta. Marco Procopio infatti si troverebbe ancora lì e i carabinieri hanno notificato l'atto al suo avvocato difensore.
La difesa valuta se ricorrere al Riesame
L'avvocato dei due chirurghi estetitici, Domenico Oropallo, valuta insieme ai suoi assistiti se impugnare la misura interdittiva e ricorrere al Tribunale del Riesame. Ha commentato così ad Adnkronos: "Ritengo insussistente il requisito dell'attualità per quanto riguarda il divieto di esercizio della professione. Sembra più una sanzione che una misura cautelare".
"L'ordinanza di sospensione dall'esercizio della professione medica arriva dopo che sono emersi gravi evidenze durante le indagini, come ad esempio i ritardi nella chiamata ai soccorsi, l'assenza di autorizzazioni dell'ambulatorio, e gestione dell'emergenza in atto inadeguata – commenta l'avvocato della famiglia Spada, Alessandro Vinci – il provvedimento conferma la fondatezza di quanto viene contestato".